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Sebastiani minaccia l’esilio

Galeotto fu l’iphone. Quello impugnato da tre consiglieri comunali che hanno realizzato un video all’interno di un magazzino dello stadio Adriatico occupato da materiale sportivo: lo hanno immesso sul web, quindi hanno fatto firmare ed approvare dal Consiglio un documento nel quale si chiede il rispetto, da parte del Pescara Calcio, «dei precisi obblighi nell’utilizzo della struttura» . Tradotto: il pagamento del canone. Per completezza d’informazione, il Comune reclama anche dalla società 73 mila euro di risarcimento per danni provocati dai tifosi biancazzurri alla pista di atletica. Apriti cielo.

IL PRESIDENTE – Ieri Sebastiani è andato su tutte le furie minacciando di portare la squadra a giocare altrove. F orse a Trieste, come ha già fatto il Cagliari, o più vicino, magari a san Benedetto del Tronto o a Fermo. «Ho già parlato con il sindaco di un’altra città che sarebbe felicissimo di ospitarci» . Magari è una provocazione, ma Sebastiani è furibondo sul serio. «Lo stadio è del Comune, la squadra è nostra, perciò possiamo andare dove ci pare. Io non ne posso più di alzarmi la mattina e trovarmi alle prese con questa stucchevole polemica, iniziata da quando abbiamo deciso di non concedere più biglietti gratis ai consiglieri. Loro dicono che abbiamo occupato un magazzino? Bene, allora pagheremo. Credo che non valga più di 300 euro al mese. Peccato che dimentichino le opere realizzate a spese nostre, come la sala stampa, la tribunetta per i disabili e i software dei tornelli. Tra l’altro, per ogni partita corrispondiamo regolarmente il canone richiesto per lo stadio e per la pubblicità, mentre in accordo con l’amministrazione, per mancanza di fondi, saldiamo noi il fitto dei gruppi elettrogeni per le partite notturne» .

DANNI – Ma ciò che più fa irritare il presidente è la richiesta di risarcimento danni. «La notte della promozione il Comune, di sua iniziativa, ha aperto lo stadio per festeggiare e sono arrivati oltre 15mila tra tifosi e tifose: se qualcuna è entrata sulla pista con i tacchi a spillo non potevo impedirlo io. O forse – chiede retoricamente – c’entrano qualcosa i concerti di Zucchero e della Pausini? La verità è che da quando abbiamo portato il Pescara in serie A ci siamo ritrovati come quello che vince al Superenalotto e vede sbucare parenti da tutte le parti» . L’amarezza è tanta, la determinazione pure. «Siamo per il rispetto delle regole, non accettiamo di essere trascinati in una polemica strumentale. Se c’è chi si sveglia e ha il tempo di fare lo spiritoso, noi dirigenti dobbiamo correre per pensare alle singole attività e alla salvezza del Pescara» .
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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