Meno male che Maggio c’è. Sì, perché tranne un paio di mezze apparizioni, è da un mese e mezzo che praticamente manca in campionato. Ma finalmente rinfrancato nella testa e nelle gambe, tornerà al suo posto domani sera nel match contro il Novara. E poi, perché quando non c’è lui, quarto tenore honoris causa, il Napoli ha problemi, come è capitato spesso, troppo spesso per non far pensare -non a torto- a una relazione stretta tra le assenza dell’esterno e certe prestazioni poco sorridenti della squadra. Del resto, è pure storia assai recente. Da quando s’è acciaccato a Londra nella sfortunata gara di Champions contro il Chelsea, infatti, senza di lui il Napoli è andato in depressione di gioco e risultati: cinque partite senza una vittoria per gli azzurri. Cinque partite: due pareggi e tre sconfitte che bruciano ancora. E’ vero, in uno di questi cinque match, quello di Torino con Juve, Maggio è sceso in campo, però, di nuovo dolente a una gamba, ha resistito soltanto una ventina di minuti. E non per dire, quando è uscito il risultato era ancora fissato sullo zero a zero. Solo dopo la Juve ha preso il largo, stravincendo alla fine per tre a zero.
IL NESSO C’E’ – Un caso? Una combinazione? Strane e sfortunate coincidenze azzurre? Può darsi. Di sicuro, però, l’esperienza racconta un’altra cosa. Dice che in questa stagione è capitato ben altre cinque volte che senza di lui il Napoli sia scivolato in parte o in tutto: in casa con la Fiorentina (0-0) e fuori con Cagliari (0-0), Catania (2-1), Atalanta (1-1) e Genoa (3-2). E non bastasse, il conto di Mazzarri col signorino Maggio in campo dal primo minuto, è più che positivo: 10 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte, compresa quella con la Juve. Non basta ancora? E allora un passo indietro. Anzi quattro: stagione 2008-2009, la sua prima in maglia azzurra. Ebbene, Maggio s’infortuna nella gara di ritorno con la Lazio e da quel momento il Napoli va decisamente in confusione: due soli successi, infatti, raccolti in addirittura undici giornate. E allora, se anche nel calcio i numeri vogliono dir qualcosa, la morale qual è? Facile: è che Christian Maggio per il Napoli è fondamentale. Addirittura irrinunciabile, si potrebbe dire sfiorando magari l’esagerazione.
PEDINA ESSENZIALE – Proprio così: fondamentale. Perché lui è garanzia di corsa. Meglio ancora: di “gamba”, come si dice sui campi di calcio per indicare uno di quelli dal passo rapido e rotondo, capace d’andare su e giù con continuità e con disinvoltura straordinaria. Ma non è tutto: Maggio, “treno di fiducia” di Mazzarri dai tempi della Samp, è infatti, un giocatore che cerca, trova e dà profondità alla squadra. Uno di quei sempre più rari calciatori capaci di giocare senza palla. Il primo a mettere la quarta quando il Napoli entra in possesso del pallone, poi puntuale a farsi trovare sulla destra quando il gioco cambia e sempre dalle parti della porta quando dal suo lato c’è da chiudere un’azione rapida e veloce. Ed è anche padrone di tutte e due le fasi. Attacco e difesa, difesa e attacco. Tatticamente, insomma, assai prezioso. E infatti, non a caso, dopo Lippi è piaciuto e piace anche a Prandelli per la Nazionale. Logico, quindi, che questo Napoli fondato sul gioco degli esterni abbia sofferto e soffra quando manca il migliore dei suoi interpreti in quel ruolo.
GUARDARE AVANTI – Acqua passata, però. In questo sprint per il terzo posto più la finale della coppa Italia con la Juve, infatti, il Napoli ritrova finalmente il suo quarto tenore. Il quale, in verità, ci terrebbe anche vincere una doppia scommessa con se stesso. La prima: confermare quei quattro gol che ha messo a segno con singolare ripetitività in ognuna delle tre stagioni precedenti in maglia azzurra: l’altra: rompere quella monotonia e fare addirittura meglio come goleador. Sino ad oggi, infatti, tra un acciacco e un altro, di gol ne ha fatti “solo” tre. Ma Maggio, rinfrancato e pronto a ricominciare, non dispera: ha sei match a disposizione per riprendersi la Champions e per migliorare anche il suo conto-gol.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.