La nottata del primato per il Napoli è passata in fretta, la Juventus è tornata ad accennare una nuova fuga, ma stavolta l’ipotesi finale è diventata quasi certezza: saranno loro due a contendersi lo scudetto. Al di là delle scaramanzie, degli amuleti, delle paure nascoste dietro dichiarazioni di stima infinita per l’avversario.
Questa è la realtà consegnata dalla stagione più equilibrata dell’ultimo decennio, dove anche chi – come il Milan – ha cominciato malissimo conserva fortissime speranze di recupero.
Rimontare è possibile su tutte le altre squadre, meno che su quelle due: Juventus e Napoli. Hanno fatto entrambe più punti di chiunque altro nelle passate edizioni della serie A, segno di una potenza e di una costanza fuori dell’ordinario. È bastata la suggestione di un anticipo, con l’aggancio temporaneo di sabato notte, per scatenare amarcord. La macchina del tempo ha riportato un popolo di tifosi (napoletani) indietro di ventitré anni. Le epoche non sono neppure raffrontabili, e non è solo l’assenza di Maradona a marcare le distinzioni.
Il calcio al tempo dello spread è un’altra cosa, stavolta Napoli e (anche) Juventus interpretano il lato sano del pallone, quello non mortificato da debiti con le banche destinati a diventare insostenibili. Per il resto sono diversi in tutto, meno che nell’applicazione che i due allenatori mettono nel preparare le rispettive squadre. E proprio questo rende Conte e Mazzarri differenti da ogni loro collega. Non sono ostinati come Zeman, né profeti come lo era il Mourinho interista. Sono più italiani di Petkovic nel comprendere stati d’animo popolari e con più esperienza di vita rispetto a Stramaccioni. Non hanno l’amore per la battuta che ad Allegri è costata qualche incomprensione di troppo. E non sono neppure tanto amici, ma questo soprattutto per un fatto generazionale e per aver vissuto agli antipodi la vita precedente, quella d’atleta.
Ma, come le squadre che allenano, sono i più forti che l’Italia possa proporre. Da un lato la teoria dei titolarissimi, dall’altra quella dell’alternanza continua, da una parte gli sfoghi tonanti, dall’altra silenzi che attraversano le parole. Nella domenica che ha segnato la legittimazione della sfida Juventus-Napoli hanno scelto (senza consultarsi) di non parlare: Conte ha invocato la squalifica, Mazzarri la voglia di concentrarsi a casa, lontano da telecamere e microfoni. Hanno altri scogli da evitare prima di ritrovarsi il primo marzo faccia a faccia al San Paolo. Finora quei tre punti che dividono la capolista dalla principale inseguitrice arrivano proprio dallo scontro diretto, per il resto pari sono. Nonostante Cavani si stia imponendo quest’anno come attaccante di assoluto valore internazionale e la Juventus invece stenti a formare anche la coppia d’attacco più affidabile. Nonostante Hamsik sia ancora più determinante che ai tempi del trio con Lavezzi. La Juventus ha la difesa della Nazionale, il centrocampista centrale più forte del mondo (Pirlo, neppure ci sarebbe bisogno di esplicitarlo). In comune hanno anche il tifo più caldo, ospitato nei due stadi che possono assicurare ogni anno una robusta riserva di punti. La prossima sfida si giocherà al San Paolo e il dettaglio potrebbe risultare determinante.
La lunga volata è stata lanciata, non ci sono più altri contendenti dietro i quali nascondersi prima del colpo di reni che assegnerà la vittoria finale. Non resta che pedalare.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro