Per la procura di Roma è stato solo Daniele De Santis a maneggiare la pistola usata per il ferimento di tre tifosi del Napoli poco prima della finale di Coppa Italia di sabato scorso. Gli inquirenti sembrano non avere dubbi tanto che nessuno dei supporter azzurri, a quanto si è appreso, è stato sottoposto allo stub. Non trova conferma, quindi, anche l’ipotesi che l’ex ultrà romanista sia stato colpito con il calcio della 7.65 da alcuni tifosi azzurri dopo aver fatto fuoco sugli «avversari».
L’arma è stata successivamente raccolta da Ivan La Rosa e gettata in un cestino dalla compagna Donatella Baglivo, gestori del Ciak Village. Entrambi, insieme con una conoscente, Anna, erano presenti nelle fasi successive agli spari, quando De Santis è stato massacrato di botte dai napoletani, ed oggi hanno ricostruito quei momenti davanti ai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio. Agli atti, secondo indiscrezioni, non risulta che il capo tifoso Gennaro De Tommaso, fosse in viale Tor di Quinto a soccorrere Ciro Esposito.
C’era invece Massimiliano Mantice, l’altro tifoso raggiunto da Daspo per aver scavalcato la recinzione dello stadio Olimpico.
I magistrati hanno ascoltato i tre testimoni che per primi hanno soccorso Daniele De Santis, l’ultrà romanista accusato di aver ferito tre supporternapoletani sabato scorso prima della finale di Coppa Italia. Tra loro anche i due gestori del Ciak Village che, per timore di un tragico epilogo, hanno spostato la pistola con al quale De Santis avrebbe fatto fuoco.
Dalle 10 fino alle 16, Donatella Baglivo e il suo compagno Ivan La Rosa, gestori del Ciak Village, e la loro amica 83enne Anna, hanno ricostruito davanti ai magistrati le concitate ore che hanno vissuto sabato pomeriggio. La Baglivo ha ricostruito tutta la vicenda dall’inizio e, a quanto si è appreso. La donna ha sostenuto di non avere distinto il rumore degli spari forse confondendoli con i botti proveniente dal vicino poligono oppure con le bombe carta.
Altro punto su cui i magistrati hanno insistito è stato il ritrovamento della pistola. La donna ha sempre dichiarato di averla trovata dietro un vaso e di averla gettata in un cestino «per evitare il peggio». Prima di lei il compagno aveva preso quella pistola, poco distante da dove De Santis giaceva a terra dopo il pestaggio, e l’aveva gettata all’interno del Ciak. I pm hanno voluto accertare anche l’uso fatto dell’acqua come «dissuasore» di altri assalti da parte dei napoletani, questo per accertare se De Santis fosse stato raggiunto dai getti d’acqua che avrebbero potuto così «lavare via» una parte dei residui di polvere da sparo.
Ai tre testimoni è stato anche chiesto se fossero in grado di riconoscere qualcuno dei tifosi napoletani del commando gran parte dei quali travisati da bandane. Ai due gestori del Ciak Village è stato chiesto anche di ricostruire i rapporti con De Santis visto che i tre si conoscono da circa 5/6 anni. De Santis infatti dormiva e lavorava nell’associazione «Boreale» che dista alcune centinaia di metri dal Ciak.
Fonte: IlMattino.it
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