Mario Sconcerti, giornalista, sulle colonne del Corriere della Sera ha analizzato la scelta della FIFA sui maxi-recuperi al Mondiale. Una decisione che arriverà anche a gennaio in Serie A:
“C’è una sola spiegazione per i tempi di recupero infiniti: si è scelto di arrivare al tempo effettivo […]. Non c’è più una partita complessiva, ma due situazioni diverse, una quando la palla è in campo e una quando il gioco è fermo. L’idea è circolata altre volte, ma non è mai stata presa seriamente. L’interruzione casuale è una parte fondamentale del calcio, sta dentro il gioco a pieno titolo. Non perdere tempo inutilmente, questo sì è un problema, ma il recupero serve a compensare la lentezza. Ma non si può ogni volta far ripartire l’orologio. Il recupero è sempre stato il riassunto del tempo perso, non la replica. Oggi si accetta perfino il recupero sul recupero, 2 minuti su 10 sono il 20%. Non credo sia una buona idea. Trasportare la nuova abitudine in campionato temo sarebbe insostenibile. Avremmo il 20% dei gol concentrati in quei minuti, aumenterebbero tensioni e polemiche. Un Mondiale ripara gli effetti grossolani dall’alto della sua autorevolezza e con la fretta del suo calendario. Nei campionati avremmo 380 partite da allungare a discrezione dell’arbitro. Se il calcio deve cambiare in un modo così drastico, è necessario avere nuove regole scritte, condivise. Oggi stiamo cambiando su riflessioni individuali. Mi sembra un mestiere troppo facile, come se l’aria del Qatar autorizzasse il calcio a libertà abbastanza estreme. E calpestato un diritto, poi un altro, si potesse andare avanti più tranquilli a calpestare. Gli arbitri sono sacerdoti non pensatori, di solito obbediscono alle inclinazioni dei politici. Ma conoscono il gioco e sanno che quanto sta avvenendo è contro ogni natura tecnica dell’evento. Presto forse reagiranno, forse lo stanno già facendo. L’unico lato buono è che se si voleva sperimentare un nuovo modo di gestire le partite, il fallimento è stato evidente”.
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