Mario Sconcerti analizza la giornata di campionato in un fondo sul Corriere della Sera oggi in edicola: “A Firenze si è forse interrotto l’intero cammino del Napoli di Sarri. Sono passati tre anni, la squadra è sempre cresciuta ma non abbastanza. Le rivoluzioni sono sorprese, esci un giorno di maggio, vai lungo il fiume e ti vengono dietro a migliaia. Ma se non hai le chiavi del palazzo entro un giorno, arriva sempre l’esercito. La Juve è quell’insistenza della conservazione. Sarri l’ha scossa, ma non l’ha fatta cadere. E nella lotta il Napoli ha dato già la sua parte migliore. Nelle rivoluzioni la forza dei ribelli deve potersi mescolare ai punti deboli dell’avversario. Quest’anno la Juve era più di transito, metà centrocampo era fuori parametro (Betancourt, Sturaro, Marchisio), la difesa era completamente saltata. Non è poi stata una grande stagione per gli attaccanti. Era questo l’anno buono del Napoli perché c’era una Juve da reinventare. Ma è mancato il respiro. Il Napoli paga la fine del suo periodo, è diventato prevedibile. Otto volte non ha segnato, otto volte ha segnato un solo gol. Per metà campionato, segnando appena un gol al Napoli si facevano punti. In sostanza è andato esaurendosi proprio nel momento in cui la Juve mostrava i limiti. La storia del campionato è la storia di due debolezze di lusso, di due esaurimenti. Sia la Juve che il Napoli escono sfiniti da questa corsa, ufficialmente imperfetti. Hanno sbagliato entrambe sul mercato, niente del comprato estivo è stato utile, tranne forse Douglas Costa, che però viene pagato con l’esclusione di Dybala. Non hanno trovato ricambi, non hanno saputo rinnovarsi”.
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