Il procuratore Giovandomenico Lepore lo ha detto ieri al Mattino:
«Il calcio non si è ripulito, lo scenario resta più o meno simile a quello riscontrato sei anni fa quando scoppiò il caso moggiopoli».
Ipotesi di combine, scommesse pilotate, pressioni su partite giocate nelle divisioni più disparate. È l’ultimo versante investigativo su un presunto sistema occulto che regge le redini di alcuni risultati. Quanto basta a compiere accertamenti, a raccogliere voci dal di dentro. È il motivo che spinge ad ascoltare, come potenziale testimone, come possibile persona informata dei fatti anche un allenatore di serie A. Non è passato inosservato ieri pomeriggio l’ingresso in Procura di Alberto Malesani, attuale tecnico del Genoa, fino allo scorso anno seduto sulla panchina del Bologna. Due ore ai piani alti del Palazzo della Procura, Malesani ha risposto alle domande degli inquirenti che stanno scoperchiando le trame riconducibili originariamente alla camorra di Castellammare di Stabia. Nessun contatto – bene chiarirlo subito – tra il teste Malesani e il clan D’Alessandro, ma c’è l’esigenza di capire come funzionano certe regole all’interno del calcio di serie A. Regole scritte, affidate ai codici di comportamento e della giustizia sportiva, ma anche quelle che dettano modi di agire dentro e fuori il campo. Sotto i riflettori, ormai è chiaro, la coda del torneo disputato lo scorso anno dal Bologna, ma anche la cessione del portiere Viviano. Malesani ragiona, risponde, alza le spalle quando le domande scavano a fondo, entrano sulle combinazioni di risultati inanellati da una squadra che aveva già acquisito la salvezza matematica. Indagano i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, agli ordini del capitano Alessandro Amadei, l’inchiesta viene coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e dai pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa. Dieci giorni fa, venne ascoltato anche Fabio Quagliarella, mentre la prossima settimana gli inquirenti napoletani volano in Spagna per interrogare l’allenatore Hector Cuper, oggi allenatore del Racing Santander, squadra della liga spagnola. Per anni in Italia, Cuper è indagato per un’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, in uno scenario che catapulta le indagini su quanto avviene nei Monti Lattari in uno scenario globalizzato.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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