Si è limitato a raccontare la sua passione – passione sofferta – per il calcioscommesse, per le puntate estreme, per un piatto sempre pronto ad inghiottire nuove fiches. Ha raccontato se stesso, la sua foga per il calcio immaginato, ma ha tenuto a rimarcare un concetto: niente combine, niente trucchi, niente tentativi di maneggiare i risultati (o l’andamento delle partite), niente trame occulte. La firma alla fine del racconto la mette Michele Cossato (ex del Chievo), ascoltato ieri mattina in Procura a Napoli, nel corso dell’interrogatorio reso nell’inchiesta su ipotesi di frodi sportive. Difeso dal penalista napoletano Francesco Picca, Michele Cossato non è passato inosservato. È arrivato a Napoli assieme al fratello Federico (che si è avvalso della facoltà di non rispondere), ha deciso di raccontare la sua versione dei fatti su una storia destinata – almeno per il momento – a rimanere sullo sfondo del cammino del Napoli dello scorso campionato. Interrogatorio secretato, non è impossibile immaginare dove sia andata a battere l’azione investigativa: il rapporto con l’ex portiere del Napoli Matteo Gianello, qualche conversazione di troppo, evidentemente non sfuggita al lavoro degli inquirenti. Sulle prime Michele Cossato sembra aver ammesso lo stretto indispensabile: si, è vero, ho scommesso. Sono uno scommettitore, ma non ho mai contattato colleghi nel corso del campionato per costruire il risultato perfetto. Poi, messo alle strette, sembra che si sia lasciato andare, al punto tale da concedere qualcosa in più agli inquirenti, soprattutto in merito alle telefonate con Gianello. I tabulati, in fondo, parlano chiaro, difficile negare l’evidenza.
Telefonate che risalgono allo scorso anno – stando a quanto trapela dallo stretto riserbo investigativo – e che non avrebbero comunque avuto il potere di influenzare il cammino del Napoli o di altre squadre. Volevo sapere solo che aria tirava – sembra questa la posizione difensiva dell’ex calciatore – non l’ho fatto per truccare le carte, ma solo per capire come stavano le cose. Versione al vaglio degli inquirenti. Inchiesta condotta dal pool del procuratore aggiunto Gianni Melillo, un fascicolo che si arricchisce di nuovi tasselli.
Pochi mesi fa, il caso Cossato era emerso anche alla luce di un altro intervento di polizia giudiziaria. È la scorsa estate, quando la Procura acquisisce computer, supporti informatici dei Cossato, ma anche di tecnici ed esperti di calcio giocato. Cosa cercano gli investigatori? O meglio: qual è il punto dell’indagine? Chiara la strategia: si indaga su un possibile traffico di informazioni gestito dentro e fuori gli spogliatoi, notizie dettagliate sulla condizione di salute dei calciatori, sulle scelte tecniche, sul clima del prepartita, sulla decisione di convocare in rosa un giocatore in particolare. Traffico di informazioni, appunto. E non è un caso che nel corso dell’interrogatorio reso da Cossato, il discorso sarebbe caduto su Cremona, o meglio, sulle indagini condotte dalla Procura di Cremona, culminate in arresti e sequestri. Vicende per molti versi speculari, indagini che puntano ad accertare suggestioni, a sgomberare il campo da sospetti. Sotto i riflettori il cammino del Napoli nelle ultime due stagioni, tante partite passate al setaccio, immagini e audizioni messe a confronto. Un chiarimento però è doveroso: non c’è traccia di combine, né è possibile parlare di ombre sul cammino del club partenopeo. Si procede per step, tanto da spingere qualche mese fa a convocare per un interrogatorio lo stesso Matteo Gianello. Difeso dal penalista Vincenzo Maria Siniscalchi, anche l’ex portiere del Napoli si è limitato ad una alzata di spalle: ho scommesso, ma non ho mai truccato le partite, mi chiedete di incontri (tipo Lecce-Napoli) per i quali non risultavo neppure tra i convocati. Passioni, alzate di spalle, incrocio di dati a voce alta.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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