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Scissione Movimento Curva A: “Tafferugli per riappropriarsi del potere. I gruppi puntano alle trasferte”

" Il rischio di tafferugli all’interno della curva è alto. Così come è elevato il rischio di contrasti con gli ultras della Curva B"

L’edizione odierna del quotidiano Metropolis ha focalizzato l’attenzione sulla scissione decretata pochi giorni fa daii diversi gruppi in Curva A:

“Una decisione che è la conseguenza della fine di un patto non scritto ma siglato dai gruppi. E che rivela scenari fino ad oggi sconosciuti. Gli investigatori della Digos della questura partenopea la chiamano «scissione», abituati ad argomentare su temi di camorra e criminalità organizzata.

Il patto del 2009 Per cercare di mettere assieme le tessere di un complicato mosaico occorre fare un passo indietro. È la vigilia di Ferragosto di sette anni fa quando viene diramata una direttiva del ministro dell’Interno del quarto Governo Berlusconi. Roberto Maroni, al vertice del Viminale, fissa le linee guida per un protocollo di controllo e gestione dei tifosi «nell’ambito di manifestazioni calcistiche». Un provvedimento in cui si prevedono verifiche della Questura al fine di identificare i tifosi di una squadra calcistica: nasce la “tessera del tifoso”. Il mondo ultras accoglie con disapprovazione il testo, protesta. Anzi, si coalizza per contrastare la “schedatura degli ultras”. In Curva A, allo stadio San Paolo viene eletto un direttorio. Nessuno deve tesserarsi, questo l’ordine. Via gli stendardi che caratterizzano i singoli gruppi. Via gli striscioni “Masseria Cardone”, “Teste Matte”, “Niss”, “Brigata Carolina” e soprattutto “Mastiffs”. Il blocco sarà rappresentato da una sola dicitura “Curva A”, una scritta bianco su nero tra foglie d’alloro. Le bandiere vengono sostituite con vessilli in bianco, azzurro e nero con sigla “#31#”: anonimo. Bisogna combattere il sistema, dicono. E allora via anche a ricorsi al Tar. La Curva A è ora un unico blocco compatto. Fino al 5 luglio scorso.

Mastiffs senza leader È una data che segna la svolta nella tifoseria organizzata partenopea. Gennaro De Tommaso (alias Genny la carogna) è sotto processo per traffico di droga. È il leader indiscusso dei Mastiffs, gruppo di maggiore spessore della Curva A. È lui che ha tenuto a bada migliaia di tifosi la drammatica sera dell’agguato a Ciro Esposito. Ma Genny è in cella. Il pm chiede per lui una condanna a 18 anni di reclusione. Il gruppo deve prendere una decisione. Avrebbero voluto aspettare il loro capo, ma l’attesa poteva durare al massimo 3 anni. E Genny rischia di non essere graziato in sede di verdetto. Ecco che avviene il cambio di fronte. La Curva A deve guadagnare punti, rispetto. E per farlo c’è solo un modo.

Il ranking clandestino C’è una sorta di classifica non ufficiale che riguarda le tifoserie organizzate. Un ranking clandestino in cui chi si è distinto nei tafferugli con i supporter di squadre rivali guadagna i primi posti. La Curva A ha subito molte perdite. Anche in casa, quando i suoi sostenitori si sono confrontati con gli ultras di Inter, Juventus e Atalanta. Ed è proprio alla compagine del bergamasco “Bocia” che i Mastiffs sembrano ispirarsi. Seppure in netto contrasto, lo stile degli atalantini piace così come quello degli odiati ma rispettati veronesi, tesserati ma in migliaia in trasferta. Per tornare a guadagnare prestigio serve fare scontri. Per fare gli scontri occorre andare massicci in trasferta, due-tremila ultras. E per farlo bisogna tesserarsi. Da qui la proposta che ha spaccato la Curva A partenopea. E il ritorno al passato, a prima del “patto del 2009”. Lo scenario che si prospetta potrebbe essere quello disegnato dagli esperti della Digos napoletana. Un gruppo dominante tesserato (Mastiffs, Sud, parte della Brigata Carolina, parte delle Teste Matte) e altri gruppi dissociati. Il rischio di tafferugli all’interno della curva è alto. Così come è elevato il rischio di contrasti con gli ultras della Curva B, irriducibili e fedeli alla linea di opposizione alla tessera del tifoso. Sono stati loro ad esporre in occasione dell’esordio azzurro al San Paolo contro il Nizza lo striscione “No art.9”. Per gli investigatori  si annuncia un autunno caldo sul fronte ultras. Una stagione che potrebbe segnare la rivoluzione in tutto il panorama della tifoseria nazionale. «Coerenza e mentalità», quando si violano le leggi degli ultras il banco rischia di saltare.

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