Chi, tra gli appassionati di calcio, non ha mai visto “L’allenatore nel pallone”, e chi, tra le migliaia di persone che hanno apprezzato un film iconico come il suddetto, non ha bene impressa nella mente la scena del viaggio di mercato in Sudamerica. Come in tutto il film, anche quella situazione era una presa in giro di un fenomeno che si stava diffondendo negli anni ’80: la caccia al talento sudamericano.
Per fortuna di Oronzo Canà e della Longobarda alla fine arrivò Aristoteles, ma, spesso e volentieri, la realtà è stata molto più “tragicomica” della fantasia. Il match tra Palermo e Napoli, valido per la 23° giornata di Serie A, ha, tra i tanti temi, proprio quello dei talenti sudamericani. I rosanero, che stanno disputando una stagione al di sopra delle aspettative, hanno il loro punto di forza proprio in due giovani sudamericani fino a poco tempo fa sconosciuti ai più: Vazquez e Dybala. E proprio quest’ultimo, dopo un inizio in rosanero un po’ difficile, si sta imponendo come vero e proprio crack del prossimo mercato, tanto che già si parla di offerte dall’estero che hanno fatto andare su tutte le furie il vulcanico presidente Zamparini.
Cavani bis? Improbabile, visto e considerato che gli azzurri hanno comunque un certo Gonzalo Higuain ed hanno recentemente acquistato anche Manolo Gabbiadini, rinforzando ulteriormente un reparto che era già in precedenza tra i più forti del campionato. C’è comunque un pizzico di dispiacere in quest’addio di Dybala da Palermo e nel suo, ormai certo, non-trasferimento a Napoli. Soprattutto perché il Napoli in passato ci aveva anche fatto più di un pensierino.
Dybala, a posteriori, rappresenta l’antitesi di un altro acquisto, stavolta finalizzato dal Napoli: Edu Vargas. Ed è qui, nel confronto tra le due operazioni, che l’articolo si rilega alle gioie, ai dolori e, diciamolo, anche alla tragicomicità di alcune operazioni in Sudamerica. La voglia incessante di trovare il “colpaccio”, magari a basso costo, dal Brasile, dall’Argentina, dal Cile o dall’Uruguay ha sempre caratterizzato il mercato italiano sin dalla riapertura delle frontiere.
Certe volte ti va bene, come con Dybala, certe volte ti va male, come con Vargas. E la lista di esempi è bella lunga. Il Napoli dal canto suo può consolarsi con alcuni acquisti ben riusciti nel recente passato come il Pocho Lavezzi o Walter Gargano (recentemente tornato in auge dopo un periodo poco felice con la maglia azzurra). Meno felici, per non dire disastrose, altre improbabili operazioni come quella di Datolo, passato alla storia per quella mezz’oretta nel 2-3 contro la Juve a Torino, o il portiere Navarro, di cui ricordiamo più i giri in motorino a Piazza Plebiscito che le parate decisive. O, e qui torniamo un po’ indietro, il caro vecchio Josè Luis Calderon, nome la cui sola pronuncia genera depressione in tutti i tifosi napoletani.
Ma di “bidoni” sudamericani ce ne sono a decine. L’Inter nel periodo tra il 1994 e il 2006 sembrava avere una quasi esclusiva su questo tipo di sfortunate operazioni. Fortuna che, tra tante promesse non mantenute, si fece strada un certo Javier Zanetti. La lista è comunque lunga e ce ne è per tutte la squadre, da Amaral che fece disperare i tifosi di Parma e Fiorentina, fino alle 5 presenze in bianconero del brasiliano Athirson. Guai a dimenticarci del colpaccio che credette di fare Sensi con Bartelt. Lo preferì ad un certo David Trezeguet. Risultato? Trezeguet fece le fortune della Juve, Bartelt in 3 anni collezionò 15 presenze e 0 gol. Nota di merito anche per Borghi, Caio (che passò anche per Napoli) e Jorge Carballo, dal Danubio al Pisa, dal Pisa al taxi, nel senso che capì che era meglio appendere le scarpette al chiodo e prendere alla lettere il “vai a lavorare” che ogni domenica gli dedicavano i tifosi nerazzurri.
Ma il gradino più alto del podio, come bidone sudamericano, se lo dividono a pari merito Daniele Portaluppi della Roma e Luis Silvio Danuello della Pistoiese. Il primo, che Liedholm definì in un momento di delirio “secondo solo a Gullit”, fece parlare di sé più per le sue avventure nella movida romana che per le giocate in campo, il secondo diede vita ad una leggenda metropolitana dalla parti di Pistoia per cui, scaricato dalla società, avesse intrapreso la carriera di attore porno (altre fonti lo vogliono venditore di bibite sullo stadio).
Fortuna che l’altro lato della medaglia è pieno di sudamericani che, partiti da perfetti (o quasi) sconosciuti, si sono affermati come giocatori di alto livello. Già abbiamo citato l’esempio di Lavezzi nel Napoli e di Zanetti nell’Inter. Ma non dimentichiamoci che il viaggio dal Sudamerica all’Italia è stato fatto da signori giocatori come Julio Cesar, Cavani, Crespo, Batistuta, Balbo, Ortega, Adriano (si lo so che qualcuno avrà da ridire, ma il primo Adriano era un signor giocatore) Kakà e Thiago Silva. Purtroppo la crisi del calcio italiano non permette alle società di investire come prima, ed anche il mercato sudamericano viene oggigiorno battuto più alla ricerca di un potenziale talento da rivendere per fare plusvalenza che di un campione da inserire in pianta stabile. Poi, a volta la bravura, a volte il caso, a volta le coincidenze, tanto ti più capitare il Paulo Dybala, tanto ti può capitare l’Edu Vargas.
Giancarlo Di Stadio
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