Rispettati i pronostici, soddisfatte le attese, accontentati i desideri dei tifosi, deliziati i palati fini del calcio. Miglior avvio non si poteva chiedere all’undici di Rafa Benitez, che pur aveva impostato una preparazione che sembrerebbe dover favorire una resa massima a metà stagione e non già ad inizio campionato. Il Bologna di Pioli, vecchia bestia nera per il Napoli, esce a testa bassa dal San Paolo, messo sotto e schiacciato da un calcio autoritario e raffinato: applicazione ed agonismo costanti nella cornice di un tasso tecnico elevato sono stati gli ingredienti di un Napoli superiore e meritevole della netta vittoria.
NAPOLI INTERNAZIONALE – Qualcuno avrà storto il naso a leggere le formazioni iniziali: non si ricorda un Napoli con un solo italiano in campo. Insigne non è al meglio, e parte in panchina. Invece stupisce un po’ l’esclusione di Cannavaro, apparso in precampionato più convincente di Britos, e già vessato dalle questioni contrattuali. Ma accanto ad un Albiol che mentre guida la difesa sembra dire “Ho giocato nel Real Madrid, conosco il mio mestiere”, anche Britos appare più sicuro di sé e più puntuale. Così proprio lo spagnolo, uno dei nuovi e uno dei dieci stranieri in campo con la maglia azzurra, è fra quelli che convincono di più. Il suo connazionale Callejon invece è stato l’autore della miglior partenza: ottimi movimenti, intesa coi compagni di reparto, un palo dopo pochi minuti. Tanto che la rete dell’1-0 sembrava spettargli di diritto, sebbene tre quarti del merito appartengano al tiro al volo di Hamsik.
L’USATO AFFIDABILE – Ma appunto, la scena ai nuovi l’hanno rubata i vecchi: Zuniga, Behrami, Hamsik. Lo slovacco oggi era capitano, lui che a differenza di Cannavaro ha trovato un rinnovo contrattuale favorevole, e proprio dal difensore napoletano si è preso la fascia di capitano. Nulla di più legittimo: Marek è palesemente il nuovo leader dei suoi. Ha raggiunto l’apice della tecnica (il 2-0 è pura delizia, un prodigio di velocità e classe) e della concretezza (il 3-0 è precisione e freddezza). I numeri di Hamsik esaltano, ma non bisogna perdere di vista ciò che balza meno all’occhio: Behrami ha ripreso da dove aveva lasciato, ovvero prestazioni al limite dell’eroico, con una capacità di onnipresenza che ha del sovrumano. Decine di palloni recuperati, corsa infinita, passaggi, percussioni, lotta libera, inserimenti: fa tutto. E che dire di Zuniga: nonostante le difficoltà estive con i tifosi e con la dirigenza azzurri, sfodera una prestazione impeccabile, cominciata con ordine e stile, conclusa con inserimenti travolgenti e nessun errore.
IL GIOCO DI SQUADRA – Menzione anche per Higuain: nessun gol (uno annullato giustamente), ma buona corsa e buona collaborazione con i compagni, nonostante poche palle giocate. Qualche bel tocco e anche un recupero in difesa con annessa ripartenza, che quasi ricordava il Cavani che fu. Il vero segnale positivo è la condizione atletica, in netto miglioramento. Ma piuttosto che osservare i singoli va considerata la dimensione corale: prima di tutto è indicativo che tutti o quasi siano stati in grado di esprimersi al meglio delle proprie capacità, producendo un gioco elegante, veloce, efficace. L’aggressività è il nuovo marchio di fabbrica: pressing e baricentro alti, come s’era già visto nelle amichevoli estive. Tocchi veloci, spesso di prima, che esaltano il tasso tecnico mediamente alto: vedere Pandev, Callejon, Higuain, Zuniga, Hamsik, come i subentrati Insigne e Mertens. Una squadra che si impone, e che allo stesso tempo non pecca mai di presunzione, sacrificandosi a pressare in fase di non possesso. Ordine, applicazione, autostima e bel calcio: se si continua così, la strada è buona.
VERSO LA CHIUSURA DEL MERCATO – Il grosso è stato fatto: acquisti giusti e di spessore. Il campo però ha dato altre indicazioni: Zuniga non va ceduto, e le fasce lasciano comunque intatto qualche dubbio, come già osservato settimane fa (leggere qui, ad esempio). Il colombiano sembra incline al rinnovo, che scongiurerebbe una grave lacuna, ma intanto a destra Maggio non convince ancora, troppo confusionario in manovra e sempre poco efficace nel cross (né Mesto è in grado di offrire di meglio). La questione-terzini, pur sottovalutata, sembra molto più prioritaria rispetto all’acquisto di un difensore centrale, viste le garanzie che Albiol sa dare a tutto il reparto e visti i tentativi di restituire certezze a Fernandez. Con Zapata l’attacco è completo, mentre a centrocampo Radosevic pare poter assicurare un ricambio valido per Behrami; un’aggiunta utile potrebbe essere solo un playmaker con piedi buoni, ma si potrebbe anche puntare sulla rivalutazione di Inler. Le ultime manovre di mercato saranno decisive per completare un lavoro fin qui ottimo e che non andrebbe assolutamente lasciato incompleto proprio negli ultimi giorni.
A cura di Lorenzo Licciardi
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