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Scarpini usurati e feeling con Juninho: dietro l’esplosione di Allan, il goleador che non ti aspetti

Ti aspetti Higuain, ti ritrovi Allan. Non che l’argentino sia stato assente, sia chiaro, ma lì, sul tabellone dei marcatori, sarebbe stato più scontato vedere il suo nome. E invece, prima del nome di Insigne, prima dell’autogol di Rodrigo Ely, c’è lui: Allan Marques Loureiro. Solito inserimento, solito assist di Insigne, solita freddezza. Sì, ormai tocca dirlo: solita. Perché Allan, arrivato a Dimaro in punta di piedi, nell’ombra della notte, lontano da luci e riflettori, si è conquistato gli onori della cronaca anche a suon di gol.

E’ proprio il goledor che non ti aspetti. E che non ti aspetteresti mai dando uno sguardo ai numeri. Il centrocampista brasiliano, prima del suo approdo al Napoli, aveva segnato appena un gol in 104 partite. E di colpo, vestitosi d’azzurro, ha saputo gonfiare la sua vena realizzativa e farla esplodere: tre reti in sei partite. Numeri eloquenti, logorroici, che alla luce delle grandi prestazioni del quale si è reso protagonista sarebbero potuti essere anche più rotondi.

Ha sorpreso, senza se e senza ma. Alzi la mano chi , in quella lontana notte di mezza estate, avrebbe scommesso un centesimo sul classe ’91 al quarto posto della classifica marcatori dopo sette giornate di campionato. Fa strano vederlo accanto a Bacca, Dybala e Jovetic, sopra l’ultimo capocannoniere Icardi. Tutti avevano pensato di trovare un lottatore. E così è: un lottatore con la testa sulle spalle, senso del lavoro e soprattutto della responsabilità.

Arrivò all’Udinese a 21 anni, da quella Rio de Janeiro che tanto può dare e tanto può togliere. Era così povero che gli mancavano anche i soldi per comprarsi gli scarpini, tant’è che ha tenuto gli stessi per diversi anni. Gran parte dell’ingaggio percepito all’Udinese era spedito lì, in Brasile, ai piedi del Cristo Redentor sempre osservato e pregato. Ma prima un passo indietro. Esplose al Vasco da Gama, conquistò la Nazionale Under 20 (insieme a talenti del calibro di Coutihno, Oscar e Felipe Anderson) ancor prima di fare breccia nel cuore di Juninho Pernanbucano, non uno qualunque. Il sole e la luna dal punto di vista del modo di intendere il ruolo del centrocampista, ma forse neanche tanto, alla luce dell’ultimo Allan. L’ex Lione se ne innamorò durante l’anno insieme al Vasco, consigliandolo anche in giro per l’Europa. Fu il primo a scommetterci: giocata vinta.

Dicevamo: arrivò all’Udinese a 21 anni e dimostrò subito la vocazione all’atletismo e la sua grande professionalità. A 21 anni i colpi di testa – intesi non in senso letterale – sono all’ordine del giorno, ma per lui no. Giunse in Italia con moglie e figlio, iniziò a lavorare e sfamare famiglia ‘italiana’ e famiglia brasiliana. Poi, finalmente, gli occhi del Napoli e la grande squadra che arriva e lo prende. L’esplosione in quest’avvio di campionato e adesso già impazzano le discussioni sui social.

“Miglior centrocampista in Italia” si legge, o ancora: “Incredibile come Dunga non lo veda, potrebbe diventare un perno del Brasile”. Sì, perché destino ha voluto che l’ennesima grande prova sia arrivata quasi in contemporanea con l’infortunio di Coutinho e la chiamata in Nazionale di Kakà. Ed è così che i tifosi – e non solo – hanno iniziato a immaginarselo quel ‘5’ azzurro vestito di verdeoro. Con calma: di tempo ce n’è, e di questo passo la prima convocazione non è affatto utopia. Lui, con il solito spirito di sacrificio, si gode il suo momento. Sguardo freddo, da brasiliano atipico, proprio come le sue caratteristiche: più sostanza che magia. Convinzione sovvertita, forse ancora da sovvertire completamente. Il campionato è ancora lungo, di questo passo nulla è precluso.

Fonte: GianlucaDiMarzio.com

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