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Scampia, che festa per i campioni

Adriano Panatta e Clemente Russo parlano di legalità con il procuratore della Dda Cafiero de Raho

L’elogio della stanchezza contro la criminalità. Può sembrare strano ma il messaggio di Adriano Panatta e Clemente Russo agli studenti di Scampia è stato questo: «Quando praticate sport e ci mettete tutto l’entusiasmo che avete, la sera arrivate a casa così stanchi che non avete neanche la forza di uscire e magari avere brutte frequentazioni». Due ore di incontro per parlare di sport e legalità con campioni di una volta come Adriano Panatta e medaglie olimpiche di oggi come Clemente Russo. Con loro Giovanni Maddaloni che di Scampia ha fatto il suo fortino per offrire ai giovani ragazzi un futuro differente dalla strada più semplice che porta alla criminalità. Tre pilastri dello sport italiano riuniti al Galileo Ferraris del preside Vincenzo Ciotola assieme al procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Cafiero de Raho, al direttore generale dell’ufficio scolastico regionale della Campania Diego Bouché, al dirigente dell’Ufficio scolastico di Napoli Luisa Franzese, al presidente della municipalità Angelo Pisani, al cerimoniere ed organizzatore della giornata Giuseppe Radin.
Un progetto di due mesi in cui le scuole medie coinvolte, per un migliaio di studenti, si sono confrontate nello studio della storia sportiva e personale di questi campioni con tre slogan studiati dalla Novaro della Sanità, dall’Augusto Console di Fuorigrotta e da un concorso su web. E così per Clemente Russo l’incitazione per Rio 2016 sarà la seguente: «Tu che per il pugilato sei nato, per tutti noi un mondiale sei diventato. Vinci ciò che manca, dai, forza Tatanka». L’omaggio a Panatta recita: «La passione per esser tale, per sempre deve durare. Grazie Adriano». Lo slogan di Pino Maddaloni, olimpionico a Sydney: «2000 modi per sognare. Pino Maddaloni sei nato per lottare». E proprio Giovanni Maddaloni, intervenuto in vece del figlio Pino a Roma con la nazionale di judo di cui è commissario tecnico, ha sollevato il problema delle strutture e l’eterna questione della cittadella dello sport di Miano, progetto partito ed arenatosi. «Si parla di sport e legalità, ma senza strutture c’è poco da fare – dice – Guardate la nostra palestra. L’amministrazione mi ha affidato un bene, io ne ho fatto un bene comune. Pensate come diverrebbe questa zona se ci fosse una vera cittadella».
Da Clemente Russo, accolto con boati e applausi, la testimonianza di come il pugilato gli abbia cambiato la vita: «Sono cresciuto dinanzi ai videogiochi di un bar. Poi ho conosciuto il pugilato che mi ha salvato. Oggi dinanzi a quelle sale ci sono le stesse persone di allora senza un futuro». Panatta ha posto il problema degli impianti: «Vanno fatti nelle scuole perché è lì che si forma la cultura sportiva, è lì che i ragazzi trascorrono almeno tredici anni ed è lì che si insegnano regole e valori». Platea attenta parlando di camorra. Per Maddaloni «è più camorra quella dei palazzi che blocca i finanziamenti per crescere rispetto a quella della strada», per Cafiero De Raho «è vicina alla sconfitta, al tracollo perché si sono fatti enormi passi in avanti e la scuola è il baluardo che insegna il primo diritto di ogni cittadino: la libertà di scegliere. Armi vincenti cultura e formazione». In platea anche Alessandra Clemente, assessore alle politiche giovanili del Comune di Napoli, figlia di Silvia Ruotolo, vittima di camorra, e Giandomenico Lepore, già procuratore capo e oggi presidente dell’osservatorio sulla legalità di Scampia impegnato a raccontare un quartiere «diverso da quello sempre dipinto, più vivibile» dove l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro organizzerà il 3 luglio prossimo un concerto con la partecipazione di Sal Da Vinci.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

 

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