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Scambio Cavani-Pogba, il problema è l’ingaggio del Matador

Una semplice dichiarazione, alle volte, può essere strumentalizzata. Certo, dare la colpa al giornalista di turno può diventare rapidamente sport nazionale, ma difficilmente professionisti stimati si espongono senza preventivarne le conseguenze, a maggior ragione se ciò viene fatto ai microfoni dell’Equipe, superfluo aggiungere altro.

Le parole di Edinson Cavani hanno fatto rumore, con annessi accostamenti nati pressoché spontanei, basati su quel “vedremo a fine stagione se rimarrò in Francia”, pensiero che può essere interpretato in mille maniere, ma che certamente testimonia come il soggiorno al Paris Saint-Germain per El Matador non sia poi così dolce. Certo, il conto in banca mensilmente inietta dosi di enorme felicità, ma a questi livelli il denaro, seppur faccia ridere come motivazione, non è tutto.

Sentirsi primadonna, coccolato da tutti e amato a tal punto da dover spegnere il cellulare per evitare di rispondere a tutti gli attestati di stima, va oltre al discorso monetario e, probabilmente, il 27enne bomber uruguaiano fuori dall’Italia non avverte queste sensazioni, al di là delle 21 reti stagionali fin qui realizzate.

Cavani a Napoli, per un certo periodo, ha toccato picchi religiosi e maradoniani, tanto da non poter uscire di casa nemmeno per bersi un caffè, mentre a Parigi la musica è differente, difficilmente ti fermano per strada, addirittura puoi permetterti un pomeriggio di shopping, tanto alla fine della fiera non sei Ibra e non lo sarai mai; d’altronde hai segnato solamente 21 volte, mentre quell’altro ha già timbrato in 40 occasioni e ti ha praticamente doppiato.

Si, è vero, sei Cavani e potresti tranquillamente salutare tutti e diventare l’Ibra di turno a Londra, Madrid e Manchester, piazze importanti abituate a lottare per gli alti vertici, club nei quali primeggiare diventerebbe un gioco da ragazzi. L’addio, però, verrebbe visto come un fallimento, a prescindere dalla conquiste nostrane e, chi lo sa, magari anche della Champions League, Ibra non l’hai impensierito e al Parc des Princes, probabilmente, mancheresti per un nanosecondo.

Dunque, siccome la vita solitamente propone soluzioni interessanti, ‘tevezzissarsi’ potrebbe diventare un giusto percorso da intraprendere. L’argentino, riducendosi sensibilmente l’ingaggio, ha deciso di rimettersi in gioco con la Juventus, scelta lungimirante che potrebbe allungargli la carriera.

Qui, invece, le carte sul tavolo sono differenti, in ballo non c’è un’imminente scadenza contrattuale con il Paris Saint-Germain, così come non sembrerebbe esserci rottura né con l’allenatore né con l’ambiente. Ma qualcosa non funziona: “a Parigi sto bene ma ci sono delle cose che dovremo chiarire con la società”, messaggio chiaro lanciato a chi di dovere.

E se da Londra, Madrid e Manchester chiamano, a Torino viaggiano su binari indifferenti. Sette, otto, nove milioni di ingaggio netti, cifre che nel capoluogo piemontese non possono garantire, politica aziendale lontana anni luce dai pensieri del presidente Andrea Agnelli, fiero e orgoglioso del rilancio bianconero concretizzatosi nell’ultimo triennio, da sempre grande sostenitore dei bilanci puliti e della massima trasparenza.

Ovvio, sotto la Mole con Paul Pogba vantano una posizione di assoluto privilegio, ma in corso Galileo Ferraris non vige l’intenzione di sedersi attorno a un tavolo per imbastire la partenza del 21enne centrocampista francese. Se ciò si dovesse realizzare, magari complice la regia del taciturno Mino, baserebbe i propri ideali sul concetto di follia, la stessa che ti porta a versare 85,3 (?) milioni di sterline nelle casse del Tottenham per acquistare Gareth Bale.

Sulle sponde del Po, tuttavia, sono consapevoli del fatto che da Parigi si faranno nuovamente sentire, migliorando sensibilmente la prima proposta di 75 milioni, declinata prontamente senza nemmeno valutarla. Ma per strappare Pogba dalle grinfie sabaude occorre altro, ovvero fax con cifre da capogiro, bustine di zucchero e acqua minerale per la lettura.

Cavani alla Juventus piace da sempre, è la vera contropartita tecnica che Marotta e Paratici prenderebbero in considerazione in un ipotetico affare Pogba, ma a cifre salariali diametralmente inferiori. E, secondo quanto raccolto da Goal Italia, per il momento l’entourage del fuoriclasse sudamericano non è intenzionato a proiettarsi in certe dinamiche. Suggestione, quindi, destinata a rimanere tale.
Fonte: Goal.com

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