SORRENTO. Il Sorrento? Non fallirà. Ma il solo modo per sopravvivere è convincere Mario Gambardella a far rientrare i suoi propositi di addio. Questa è l’unica certezza di Diodato Scala, poco propenso a sperare nell’arrivo di un nuovo proprietario capace di salvare il club rossonero ma ancora speranzoso riguardo al ripensamento del presidente, che ad inizio settimana – dopo l’eliminazione dai play-off – ha annunciato il suo addio gettando nel panico tutta Sorrento…
Direttore, novità sul caso Gambardella?
«Al momento nessuna. Non sento il presidente da 4 giorni, per una scelta ben precisa: deve staccare la spina, far sbollire rabbia e delusione; io, l’Ad D’Angelo e gli altri dirigenti lo stiamo volutamente lasciando in pace…».
Lei che lo conosce bene cosa ne pensa: esistono margini per sperare in un ripensamento?
«Spero e credo di sì. Il Sorrento è una realtà cui Gambardella si è affezionato tantissimo negli ultimi 3 anni, non voglio pensare che lascerà scomparire questo club solo per non essere riuscito a portarlo in serie B».
C’è qualche imprenditore interessato a raccogliere l’eredità di Gambardella? Circolava il nome dell’ex presidente Costellano…
«Lo escludo. Sia l’ipotesi Castellano che quella relativa ad un nuovo proprietario. Il futuro del calcio a Sorrento può essere solo Mario Gambardella: o resta lui, oppure la situazione diverrebbe nera».
Il tempo è tiranno. Entro il 30 giugno servono 600mila euro per l’iscrizione…
«Ci siamo già attivati. In attesa di parlare con Gambardella stiamo cercando di trovare altre risorse nell’imprenditoria cittadina. L’obiettivo è quello di non lasciarlo più solo nella gestione economica: quando incontrerò il presidente, gli presenterò una lista di soci e sponsor capaci di sostenerlo finanziariamente, sia nell’esborso necessario all’iscrizione che nel pagamento degli stipendi».
Che ruolo sta avendo la Msc nella gestione della crisi societaria?
«L’armatore Aponte ha appena ribatito la volontà di starci vicino: quindi la Msc resterà il partner di riferimento del Sorrento Calcio. L’ideale sarebbe convincerli ad aiutarci ulteriormente, magari alzando il budget da dedicare alla sponsorizzazione».
Pochi giorni fa eravate il club più florido della Lega Pro, ora invece cercate nuovi fondi per sopravvivere. Se lo sarebbe mai aspettato?
«Il calcio è questo, gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. È una questione di episodi: ad esempio, senza l’infortunio a Paulinho sono certo che ora saremmo in finale play-off, probabilmente destinati a salire in B…».
Ridiamoci sopra: ha avuto ragione chi diceva che il Sorrento era Paulinho-dipendente…
«Il campo ha detto questo. Paulo è il miglior giocatore della Lega Pro con una pista di vantaggio sul secondo, lo dimostrano i 24 gol segnati in campionato. Sfido chiunque a non dipendere da un campione del genere. Però una cosa devo dirla: da lui mi sarei aspettato tutt’altro comportamento…».
Si riferisce alla “fuga” in Brasile in concomitanza dei play-off?
«Appunto. Il braccio operato ad aprile stava guarendo, gli avevo chiesto di restare per star vicino ai suoi compagni, perchè oltre che stella in campo era anche il leader dello spogliatoio; lui però è voluto partire a tutti i costi. Nessuno mi toglie della testa che la sua semplice presenza in ritiro avrebbe potuto cambiare le cose. Il Sorrento è stato il club che lo ha rilanciato, mi aspettavo più riconoscenza. Il suo comportamento ha deluso tutti, soprattutto me che in questi 2 anni l’ho trattato come un figlio…».
Fonte: Il Roma
La Redazione
S.D.
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