Quando giocava lui, il San Paolo era sempre pieno. Nel ’75-76, il centravanti del Napoli era Beppe Savoldi e il suo arrivo in azzurro fece registrare il record storico di abbonati: 70.405.
Savoldi, cosa si prova ad entrare in campo e sentire il boato del San Paolo di Napoli? «E’ un emozione unica, indescrivibile. Il catino di Fuorigrotta ti regala una carica che io personalmente non ho mai avvertito in nessun altro stadio. Nonostante la pista d’atletica, in campo arriva questo incessante urlo della folla che ti spinge a dare sempre il massimo »
Lei si è occupato anche di psicologia applicata allo sport. Quanto i giocatori vengonoinfluenzati dall’ambiente esterno in uno stadio come il San Paolo? «Anche chi prova ad astrarsi dal contesto che lo circonda, finisce sempre per essere condizionato da un tifo caldo come quello dei napoletani. Poi, le reazioni possono essere diverse: c’è chi si esalta e chi, invece, non è in grado di reggere questa pressione e rischia di fare una figuraccia. Nella storia del Napoli si è vissuta sia la prima che la seconda situazione ».
Quanti punti regala al Napoli il fattore San Paolo? «Almeno dieci a stagione, se non di più. Tutto dipende, però, dalla capacità di Cannavaro e compagni di trasformare in energia positiva l’incitamento che arriva dagli spalti. Se ci riescono, allora davvero il San Paolo diventa il dodicesimo uomoin campo e per gli avversari è quasi impossibile tornare a casa con un risultato positivo ».
La Redazione
C.T.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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