Un posto d’onore tra gli uomini-gol del Napoli. È passata una vita ma il ruolo di Savoldi, nella speciale classifica dei marcatori azzurri di tutti i tempi, anche se a forte distanza dai mitici Sallustro, Vojak, Maradona, Careca, Altafini, Vinicio che, però, di stagioni azzurre ne disputarono molte di più delle quattro di Beppe, ancora resiste.
Ora è Edinson Cavani il calciatore che sta entrando in quel gotha, Savoldi è convinto che il matador ce la farà a sorpassarlo. Anzi, napoletano d’adozione come ancora si sente, sarà felice quando questo avverrà.
«Era un altro calcio quello nel quale ho vissuto per molti anni, compresi i quattro passati a Napoli e nel Napoli. Anche per gli attaccanti era tutto diverso, e non soltanto per gli attaccanti. Sembra sia passato un secolo ma, quando ero in attività tutte le volte che l’allenatore diceva a un difensore di prendere la maglia numero 2 non doveva aggiungere alcuna raccomandazione. Il numero 2 sapeva che doveva marcare il numero 11, così il numero 3 sapeva che doveva marcare il 7. A me dicevano: non dimenticare che l’area di rigore è tua, va e prenditela».
Tutt’altra cosa per Cavani…
«Esatto, Cavani interpreta a meraviglia il ruolo del calciatore universale, non della prima punta in senso classico. Cavani si muove moltissimo, ritorna, non dà punti di riferimento alla difesa avversaria e quando è in area di rigore difficilmente sbaglia, ha piedi buoni e un’ottima elevazione. È l’espressione migliore del calcio moderno. Probabilmente io rappresentavo una buona espressione del calcio di quei tempi. Sono arciconvinto che scalerà alla grande la graduatoria dei migliori uomini-gol del Napoli di tutti i tempi. E molto bisognerà riconoscere a Mazzarri che gli ha dato una dimensione nuova proprio affrancandolo dai limiti della prima punta classica».
Cavani non ha essenzialmente bisogno, come avveniva a lei, dei lanci dalle ali, anche se il Napoli proprio sugli esterni, che svolgono le funzioni delle ali di una volta, ha una delle sue qualità più determinanti.
«Se parlo di me ricordo che avevo bisogno del gioco infaticabile sulle ali di compagni come Massa, Capone, Speggiorin che mi mettevano la palla in area consentendomi di prendere il tempo all’avversario».
E a Bologna, dove ha anche giocato a lungo e segnato molto?
«Lì c’erano Pace da una parte e Fedele dall’altra, era quasi sempre la loro fatica in accelerazione che mi consentiva di ricevere tanti palloni in area e di trasformarne qualcuno in gol».
Dei calciatori napoletani dei suoi giorni chi era più sincronizzato con le sue particolari esigenze?
«Antonio Capone, senza dubbio».
Proprio nel Napoli si trovò centravanti in una squadra che adottava un modulo almeno in Italia nuovo. Così Cavani, perché il modulo di Mazzarri è già da tempo parecchio originale.
«Con Vinicio si faceva una specie di zona, il difensore, per esempio, non doveva soltanto marcare ma anche saper attendere e proporsi, una filosofia nuova che aveva preso dal modello Olanda. Precursore di questo nuovo modo di giocare era stato Orrico e anche Maifredi, in serie C, voleva la linea difensiva a metà campo, magari un po’ esasperata e che richiedeva giocatori di qualità».
Mazzarri. Lo definirebbe il Vinicio del terzo Millennio?
«Sì, l’allenatore del Napoli chiede giustamente una grande tensione collettiva alla squadra ma, con le sue rapide ripartenze, il Napoli sembra un meccanismo a orologeria e questo è un gran merito dell’allenatore».
Crede che il Napoli riuscirà a ripetere l’ottima scorsa stagione?
«Ne sono certo, più partite gioca più il Napoli perfeziona i suoi meccanismi che sono già collaudati con successo».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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