La risposta è semplice…
Come fare senza Cavani? Facile, basta prendere altri due Hamsik e altri tre Insigne…». La ricetta non è di uno qualsiasi ma di tal Giuseppe Savoldi, centravanti del Bologna e del Napoli degli anni Settanta che in carriera ha segnato 168 gol in serie A. Le sue squadre non erano granché, le tenevano su soprattutto le sue reti, in particolare quelle di testa. Saltava sempre un po’ più del difensore che lo marcava, restava sospeso un secondo, torceva il collo e segnava.
E proprio uno come lei dice che un bomber da 35 gol a stagione è sostituibile?
«Ma certo. Prendete la Juve. Non ha nella sua rosa neppure uno che somigli minimamente al Matador. Eppure ha dominato il campionato vincendo meritatamente il suo secondo scudetto consecutivo».
Il destino di Cavani somiglia un po’ al suo fino ad adesso?
«Nel senso che segna tantissimo ma a fine anno non vince poco o nulla? Beh, sì. Però io non mi sarei mai sognato di andare dal mio presidente e chiedere di andare via. Quando il Bologna mi cedette al Napoli non feci proprio dei salti mortali: io stavo bene in Emilia».
I 63 milioni di euro di Cavani valgono come i due miliardi di lire di Ferlaino per Savoldi?
«No. Perché ai miei tempi la cifra fece davvero scandalo. Ne parlavano tutti, la politica si mobilitò per chiedere al mondo del calcio come era possibile spendere queste cifre per un attaccante. Ma anche allora si faceva marketing, come adesso: il Napoli si rifece vendendo settantamila abbonamenti. Ora chi vuole che si metta le mani in fronte per una cifra del genere? Sembrano degli spiccioli».
Però il Napoli potrebbe davvero rinforzare la squadra in caso di addio di Cavani?
«Non è scritto da nessuna parte che la sua partenza sia un segnale di indebolimento. Ma a patto che se va via lui arrivino altri giocatori che facciano i suoi gol…».
C’è un altro Cavani in circolazione?
«No, in questo momento non ne vedo in giro a quei livelli. Ma ci sono tanti giocatori al livello di Insigne ed Hamsik: ecco, il Napoli prenda quelli».
Il calcio non è una somma algebrica, però.
«Ovvio che non lo è. Però se perdi un bomber da 28 reti devi prendere dei giocatori che insieme con quelli che restano sopperiscono al vuoto di gol. Quando andai io da Napoli, per esempio, presero Capone, Speggiorin e Damiani proprio seguendo questa logica».
Che consigli dà a De Laurentiis?
«Nessuno in particolare. Solo di non deludere le aspettative dei tifosi del Napoli, sono eccezionali. Io sono stato in città poche settimane fa per il matrimonio di mio figlio Gianluca e sono rimasto senza parole dinnanzi al loro entusiasmo, che è immutato rispetto a quando giocavo io. Vincere con la maglia azzurra è una sensazione che non si prova da nessuna altra parte. Spero che a Cavani lo spieghino».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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