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Sarri, il sindaco gay lo difende: “Una tempesta per un bicchier d’acqua”

"Non mi pare che gli epiteti che si scambiano i giocatori, addirittura riferibili ai propri estinti e alle care madri, abbiano mai meritato i titoloni dei giornali"

Sono arrivate anche le telecamere di Striscia la Notizia stamattina a Castel Volturno. A Maurizio Sarri è stato recapitato il classico Tapiro d’Oro dopo quanto accaduto ieri durante Napoli-Inter di Coppa Italia con il tecnico azzurro che ha litigato con il collega Roberto Mancini definendolo “finocchio” e “frocio”. Sarri ha ribadito anche oggi le sue scuse, ha fatto presente di aver avuto in passato amici omosessuali, purtroppo deceduti di recente, e affermato di non essere affatto omofobo. Quanto accaduto ieri ha letteralmente spaccato in due la città: oggi non si è parlato d’altro e se il popolo dei Social si è schierato quasi in toto a difesa del tecnico del Napoli (con tanto di doviziosa ricerca sui “precedenti” in materia di razzismo di Roberto Mancini), in tanti hanno stigmatizzato il comportamento di Sarri. L’Arcigay di Napoli ha invitato l’allenatore azzurro a prendere parte al corteo per i diritti degli omosessuali che sabato pomeriggio animerà le strade del centro della città. Curiosamente, però, a Napoli ha più amici Mancini (la ex moglie è napoletana, lo è anche il suo sarto ed il Mancio ha diverse frequentazioni tra i soci del Tennis Club Napoli) che lo stesso Sarri, da pochi mesi in città e tutto casa e campo.
IL SINDACO — A favore di Sarri, però, si è schierato il sindaco gay di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno: “Le frasi di Sarri sono ovviamente da stigmatizzare, perché gli insulti dovrebbero essere lontani dal mondo del calcio e dello sport. Se la lite tra Sarri e Mancini aiutasse i moralisti a prendere consapevolezza delle discriminazioni a cui sono sottoposti i gay ogni giorno, ne sarei molto felice: vorrebbe dire che il nostro Paese sta finalmente procedendo sulla strada di un totale riconoscimento dei diritti per tutti, facendo in modo che io possa legalmente unirmi con il mio compagno. Invece temo che quanti oggi urlano, domani torneranno davanti alla tv a guardare le partite mentre io ed altri lotteremo per i nostri diritti. Io frequento poco lo stadio, ma proprio ieri ero sugli spalti a tifare per il Napoli. Ascoltando gli improperi e le urla che provenivano dal campo e dalle panchine, non mi pare che gli epiteti che si scambiano i giocatori, addirittura riferibili ai propri estinti e alle care madri, abbiano mai meritato i titoloni dei giornali. Forse si sta scatenando una tempesta in un bicchier d’acqua”.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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