C’è stata una intrigante contaminazione fra calcio e ciclismo, ieri mattina, a Napoli, nella presentazione alla Camera di Commercio della «100 km dell’Isola Verde» di Ischia. Un intarsio in tinta rigorosamente azzurra, via filo, fra Maurizio Sarri, l’ allenatore del Napoli, e Davide Cassani, il commissario tecnico della Nazionale di ciclismo, ospite con il presidente Di Rocco all’evento. Si sono rimbalzati Giri e Tour, da una parte all’altra del campo, fra i due interlocutori, diventati amici subito per incanto. «Siamo tutti e due del Capricorno, parliamo la stessa lingua….». E Sarri ribadiva che il Napoli per lui era ancora Bernard Thevenet all’inseguimento e la Juve Eddy Merckx in fuga, «anche se in verità Thevenet si fermò a due Tour vinti ed il Napoli ora di scudetto deve provare a vincerne un terzo, ed allora per scaramanzia meglio non insistere troppo sull’ analogia…». E Cassani, di contro, gli confessava ammirato che solo Guidolin fra i tecnici di calcio laureati sapeva di ciclismo come lui: come lui Sarri, «complimenti, mister». «Io sono del Mugello, sono cresciuto con Gastone Nencini, ricordate chi era, Gastone, e con quanto coraggio vinse il Tour del 60?». E questo Napoli diventava allora nell’immaginario un discesista spericolato, come fu Nencini nella picchiata dal Perjuret, in quell’anno lontano. «Ma lo sa, Cassani, che io fra una partita di calcio e il finale di una classica, penso alla Roubaix, preferisco vedermi quel bel pavè che rompe le gambe?». «È il gusto della sofferenza, mister, che affascina chi ama la bicicletta…». «Ed io, cosa vuoi, ho sempre la figura di mio padre Amerigo nel cuore, ciclista degli anni della polvere, per poco non passò professionista, nel 51, sa, sono cresciuto nel nome del padre…». Cassani sottolineava come fosse Sarri davvero uomo di sport: non solo di calcio, che è la sua professione, nè solo di ciclismo, che è (stato) il suo amore. «Mister, complimenti, chi predilige quelli che faticano è davvero un vero uomo di sport…». «Auguri per il sorpasso in campionato, di cui tutti parlano. Ma perché, invece di Thevenet, non si immagina un po’ un Napoli alla Gimondi?». «Lo sa che Gimondi certe volte fu capace di battere il grande Eddy anche in volata?». Giusto, a Barcellona 73, un Mondiale, per esempio. Giusto, giusto, troppo giusto. Troppo bello. «Ma lo sa, in ogni modo, che mi farebbe un piacere immenso seguire da vicino una tappa del Giro?». «Promesso, qua la mano». Anche se virtualmente. Fra un ct azzurro e un mister azzurro come lui.
Fonte: Il Mattino
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