CREMONA. La «scelta di piena collaborazione» del giocatore del Piacenza Carlo Gervasoni è destinata a dare il via al terzo tempo della brutta vicenda del Calcioscommesse e agita anche le acque delle Serie A. Gervasoni è uscito dal carcere dopo nove giorni per andare ai domiciliari e, per ottenerli, come scrive il gip Guido Salvini ha confermato «la sussistenza degli episodi di frode sportiva di maggior rilievo», facendo venire «alla luce altri episodi significativi per le indagini e altri soggetti coinvolti sinora sconosciuti agli investigatori». Soprattutto, «l’alterazione di molti risultati di serie B e di alcuni di Serie A e Coppa Italia». Il calciatore, infatti, interrogato ieri dal procuratore della Repubblica di Cremona, Roberto Di Martino, ha aggiunto all’elenco dei match truccati altre dieci partite, tra cui tre di Serie A e ha fatto i nomi di chi ritiene i referenti della combine: ha parlato di Palermo-Bari 2-1; Lazio-Genoa 4-2; Lecce-Lazio 2-4, dello scorso campionato, spiegando quali atleti aveva contattato o cercato di contattare e fornendo ragioni di inquietudine nella massima serie. Due dei taroccamenti andarono a buon fine, il terzo n
. Il registro degli indagati della Procura di Cremona, quindi, si arricchirà presto di nuovi nomi. Ieri l’ex preparatore degli allenatori del Ravenna, Nicola Santoni, non ha risposto alle domande del procuratore Di Martino, riservandosi di farlo in un secondo momento, ma una cosa ha voluto precisarla: quando, in un’intercettazione ambientale parlava degli azzurri Buffon, Gattuso e Fabio Cannavaro, indicandoli come «malati» di scommesse, le sue erano solo parole in libertà, tanto che i tre nazionali non li ha mai conosciuti. Sull’argomento il procuratore ha tagliato corto. «Alla Procura di Cremona – ha detto – non interessano le scommesse in sè, nè chi le fa, a noi interessano solo se sono viziate da frodi sportive».
Dagli atti dell’inchiesta, nel frattempo, emergono altri particolari sconcertanti. Come quello di cui parla il gip Salvini nell’ordinanza con cui scarcera Gervasoni. Tra il difensore e l’ex capitano dell’Atalanta, Cristiano Doni (in alcune intercettazioni definito «il sindaco»), erano intercorsi «accordi diretti» sulle «modalità con cui Doni potesse tirare (in modo centrale) un eventuale rigore che il portiere del Piacenza avrebbe fatto in modo, come effettivamente è avvenuto, di non parare» nella ormai famosa Atalanta Piacenza del 19 marzo del 2011.
Gervasoni ha raccontato come «nel 2009 il gruppo degli zingari di cui era portavoce Gegic, dopo aver manipolato molte partite di calcio in Svizzera, abbia intrapreso in modo sistematico contatti con giocatori italiani, grazie anche all’aiuto di Bressan molto legato a Gegic, come da tale rapporto, che ha coinvolto decine di giocatori, sia conseguita l’alterazione di molti risultati di serie B e di alcuni di Serie A e Coppa Italia».
Quegli stessi zingari, ovvero il gruppo di scommettitori dell’Est europeo, il 14 maggio del 2011, giorno di Lazio-Genoa, impegnavano la cella telefonica di Formello, località in cui si allena la squadra biancazzurra. Vicino al centro sportivo laziale c’erano Viktor Kondic e Thamrong Prachum emissari di spicco degli zingari. Forse Gervasoni, in un prossimo appuntamento con il procuratore di Martino, riuscirà a spiegare anche questo.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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