Tra una canzone e l’altra, col Bari nella testa e nel cuore. Dal palco dell’Ariston (in gruppo) a quello dell’… Ariston, ancora, per la prima volta però senza nessuno a fianco. Ermal Meta ieri sera ha dato via alla sua avventura da solista nella 67ª edizione del Festival di Sanremo, categoria Big: “È andata bene, questa prima manche è stata decisiva e decisamente bella”. Per lui sul palco, e per i tanti fan che lo hanno sostenuto da casa. “Ero un po’ teso, si vedeva? Una volta salito sul palco però scarichi quel surplus di adrenalina e vola tutto via liscio”, racconta a gianlucadimarzio.com. Gambe che tremano per qualche secondo, microfono acceso a prendere il sopravvento poi è la voglia di raccontare le proprie emozioni. “E in ‘Vietato morire’ – canzone con la quale Ermal gareggia al Festival. – racconto di disobbedienza, bisogna imparare a disobbedire a quello che mette a repentaglio l’integrità della vita dal punto di vista morale, emotivo e fisico. Quindi il momento giusto per renderci conto che una cosa ci fa male è subito, ora”.
Una canzone, un percorso che lo vogliono portare lontano. “In tante piazze, su tanti palchi. A festival finito mi aspetto di fare tanti concerti e poi… tante partite di pallone”. Eh già, perché il ragazzo nato in Albania e cresciuto a Bari (del quale è tifoso) è anche un giocatore della Nazionale Cantanti: “Dove c’è uno spirito incredibile, quando ci vediamo si ritorna tutti ragazzini. Persone che fanno tutt’altro nella vita, vedono un pallone e sembra di stare in una ludoteca”. Ma il ruolo in campo? “Mi è sempre piaciuto giocare sulla fascia, poi però Paolo Belli che è l’uomo della difesa mi ha detto ‘tu giochi qua dietro, fai quello che ti dico io!’ Agli ordini capo – scherza Ermal – non discuto. I risultati? Ci ha visto lungo perché devo dire che me la cavo meglio dietro che in avanti”. Dal campo agli spalti. “Sono tifoso del Bari dove ho vissuto vent’anni, è una piazza splendida che porto nel cuore”. Bari, ma non solo. “Simpatizzo anche per il Napoli, che bella che è la squadra di Sarri, e… Adoro Totti”.
Che stasera sarà ospite di Carlo Conti all’Ariston. “Totti è qui? – Ermal non lo sapeva – com’è possibile sia sempre l’ultimo a sapere le cose. Adoro Francesco perché ancora oggi è un giocatore incredibile, riesce a fare con i piedi quello che molta gente non riesce a fare nemmeno con la testa. E poi è una bandiera, una vita nella stessa squadra con la stessa maglia, romano de Roma col core de Roma”. Al quale Ermal Meta manda un invito. “Totti, vieni a farti due palleggi con la Nazionale Cantanti, facciamo un Totti contro tutti”. In attesa che Francesco risponda all’appello del cantante, sulla differenza tra ‘scendere in campo’ cantando le proprie canzoni e ‘sedere in panchina’ scrivendo per altri. “Cosa è più difficile? Con la musica non trovo difficoltà. Non perché sia bravo, anzi, mi reputo un operaio della musica. Non trovo difficoltà perché faccio musica e scrivo solo quando sono molto ispirato. Senza l’ispirazione diventa un mestiere e la musica non può essere un mestiere dal punto di vista interiore, dev’essere un’emozione”. Come quella di correre dietro a un pallone, maglia della Nazionale Cantanti sulle spalle. “Lungo la fascia, anzi no”. Con Paolo Belli in difesa, ma non oggi. Ora c’è un Festival tutto da vivere, altre emozioni da raccontare.
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