Se il mondo del calcio non gli avesse dato la possibilità di arrivare ad allenare fino in serie A, forse Giuseppe Sannino sarebbe diventato un operaio come il padre, che più di 40 anni fa lasciò Ottaviano per andare a lavorare nella Fiat. E lui, che allora aveva 12 anni, dovette dire addio agli amici coi quali giocava nelle strade polverose delle «Palazzine» («C’erano fossi dappertutto e fogne aperte, giocavo a pallone con Mimmo e Giannetto») e seguire la famiglia a Torino.
Ma il mister del Siena, che stasera sfida il Napoli in Coppa Italia, non ha mai dimenticato le sue origini vesuviane e ieri sera il suo Comune di nascita ha voluto ringraziarlo e rendergli omaggio nella sala consiliare.
Entusiasmo alle stelle a Ottaviano, per quello che il sindaco Mario Iervolino ha definito «uno dei figli migliori della nostra terra, uno che ha saputo farsi onore»: cori e applausi per Sannino, che si è concesso volentieri alla folla e, dopo due ore di full immersion, ha preso pure a parlare in dialetto: «Arò stann e guagliun?», ha chiesto preoccupandosi per i numerosi ragazzi rimasti fuori dalla sala consiliare strapiena.
Il mister, accompagnato dall’addetto stampa del Siena Orlando Pacchiani e seguito da Mimmo Caputo, che per conto del Comune ha curato l’evento, ha firmato autografi e si è fatto fotografare. Ha risposto anche alle domande degli alunni della scuola primaria «Mimmo Beneventano», accorsi a intervistarlo per il giornalino scolastico, ed è rimasto tra la gente senza impazienza: «È un gran signore, l’allenatore più elegante della serie A. E specifica sempre di essere ottavianese, non di Napoli», ha detto con orgoglio l’assessore allo sport Nello Di Palma. L’allenatore spiega: «Non bisogna mai dimenticarsi delle proprie origini, soprattutto quando hai la fortuna di fare il lavoro che hai sempre desiderato» e ha confessato di essersi emozionato per tanto affetto: «Sono passati gli anni, ho perso i capelli e quando qualcuno me lo chiede sono costretto a confessargli che non mi ricordo di lui. Non posso ricordarmi di tutti, ma essere qui è bellissimo». Intorno a lui, si sono stretti gli amici di allora ed i parenti rimasti a Ottaviano. Presenti anche la mamma e un fratello. Sannino ha anche scherzato: «Dite la verità, preferivate che qui ci fosse stato Mazzarri».
Il sindaco ha provato a stuzzicarlo: «Rendiamo omaggio al nostro conterraneo, ma il tifo è un’altra cosa. Domani il Siena ci farà passare, la finale è troppo importante», ma Sannino ha ribattuto: «Vinca il migliore, ma noi ce la metteremo tutta» e parlando ancora della partita ha aggiunto: «Noi siamo il topolino che proverà a fare il solletico all’elefante. Per noi essere qua è una favola, vogliamo prolungarla di un’altra puntata. Sarà dura, ma ci proveremo. È chiaro che cercheremo di non far giocare il Napoli. Voi, fate pure gli scongiuri del caso».
Scongiuri che ha fatto lui stesso quando Di Palma gli augurato di diventare allenatore degli azzurri: «Meglio toccare ferro, fino al 2013 possono succedere tante cose».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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