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San Paolo, Valore dell’impianto e iter burocratico: si guarda al modello Udine

«Tutte le opzioni sono aperte e la legge che potrebbe essere varata a breve sugli stadi darà una mano al Comune per capire se vendere o fare una convenzione con il Napoli calcio». Attilio Auricchio, il capo di gabinetto del Comune, conferma le intenzioni di Palazzo San Giacomo pronto anche a dismettere lo stadio San Paolo. Dunque più opzioni in campo, grandi aperture al patron Aurelio De Laurentiis e si fanno largo molte ipotesi. Con esempi come il modello Udinese che potrebbero servire per tracciare da subito un percorso di accordo fra Società sportiva e amministrazione. In primis il «diritto di superficie» regolato dal Codice civile. Nella sostanza il concessionario, in questo caso il Comune, affitta per 99 anni- di solito si fa così – i diritti, ovvero i suoli sui quali l’affittuario può fare le sue opere. Una patrimonilzzazione a tutti gli effetti trasformabile volendo, in cessione di proprietà per chi affitta. «Nella vicenda del Friuli – spiega l’architetto Dario Boldoni tra i massimi esperti sulla materia – si è proceduto con un bando di gara per la cessione del diritto di superficie che è stato atto conclusivo di una complessa procedura comunque iniziata attraverso una delibera di consiglio che autorizzava l’avvio della procedura. Si stima il valore del diritto di superficie avente ad oggetto la valorizzazione dell’impianto in questione». A Napoli le procedure potrebbero essere, paradossalmente più celeri essendo già attiva una convenzione con la società. In un anno la partita amministrativa si potrebbe chiudere e avere il nuovo San Paolo entro il 2016. Sempre che De Laurentiis sia disposto a investire. «Oggetto del bando – continua Boldoni – sono la cessione del diritto di superficie, la gestione dello stadio e la progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva. Elemento determinante è che il prezzo per la cessione del diritto di superficie potrà essere corrisposto mediante il pagamento di quanto necessario alla ristrutturazione secondo il progetto presentato dal vincitore del bando». Va da sè che il requisito per partecipare a un simile bando deve essere quello di essere proprietario del titolo sportivo della squadra cittadina. L’aggiudicatario in ogni caso dovrà garantire l’utilizzo dello stadio per il gioco del calcio della squadra cittadina. Per quanto riguarda la vendita secca dello stadio la procedura non differisce di molto e dunque nemmeno i tempi essendo necessaria una gara. Tuttavia qui il nodo politico potrebbe essere più spinoso. Intanto il San Paolo fa parte del patrimonio indisponibile. Quindi ci vorrebbe un atto consiliare e della giunta per portarlo nel patrimonio disponibile e dunque renderlo vendibile. Poi ci vorrebbe una perizia di stima non semplice da ottenere e da fare. La vendita secca, inoltre, presuppone il pagamento in una tranche dell’intero prezzo e se Udine per il diritto di superficie ha stimato quasi 22 milioni il San Paolo ne vale tra i 60 e gli 80. Questi gli ostacoli, ma il clima sembra davvero cambiato e se le volontà sono forti e determinate c’è la possibilità davvero che Napoli e Comune possano trovare un accordo. Domenica sera il sindaco sarà al San Paolo al fianco del patron. Il primo cittadino tornerà prima dalle vacanze per partecipare al battesimo del nuovo Napoli. Da mesi sindaco e presidente non si vedevano pubblicamente insieme, anche questo un segnale di disgelo. E chissà che prima o dopo la gara non si fissi l’appuntamento per riallacciare un dialogo fruttifero e risolvere la spinosa questione del futuro del San Paolo.

Fonte: Il Mattino

La Redazione
S.D.

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