Tra corteggiamenti, litigi, manfrine e dietrofront, il rapporto De Laurentiis-de Magistris procede a tentoni. Improbabile vederli a braccetto in tempi brevi, dopo i durissimi faccia a faccia degli ultimi mesi. L’apertura del Comune «alla vendita del San Paolo» lascia il Napoli in silenzio. Quasi indifferente. Eppure era quello che De Laurentiis voleva sentire da Palazzo San Giacomo dopo aver più volte esclamato la sua volontà di «comprare lo stadio». I rapporti, non è un mistero e basta leggere le dichiarazioni di De Laurentiis da tre mesi a questa parte per capirlo, sono tesi. Il presidente del Napoli è all’estero e alle parole del capo di gabinetto del sindaco ha deciso di non replicare. Tantomeno ha voluto farlo il capo della macchina organizzativa del club azzurro, Alessandro Formisano. A fari spenti, il Napoli lavora perché il San Paolo diventi suo. Ovvio, alle condizioni migliori per la società azzurra che poiché lo tiene in gestione dal 2004 è ben a conoscenza dei malanni di questo impianto che si porta dentro il peso degli anni (è stato realizzato nel 1959) e dei mancati radicali restyling (l’ultimo nel ’90 in occasione dei mondiali italiani). Le frasi di Attilio Auricchio, braccio destro De Magistris, sono un’apertura del Comune nella direzione indicata da mesi dal numero uno del Napoli: quello di voler acquistare lo stadio. Il club vuole il San Paolo, ovvio, perché ha bisogno di un impianto brillante e funzionale, almeno pari al livello raggiunto dalla squadra in Italia e in Europa. Ma sa bene che sotto il profilo economico, sarebbe assai più conveniente e funzionale costruirne uno nuovo di zecca di stadio. «Ho 60 ettari a mia disposizione a Caserta. Quello sarebbe il posto migliore dove fare uno stadio nuovo…», ha più volte spiegato De Laurentiis. Che ha poi aggiunto: «Sono pronto a comprare il San Paolo e rifarlo con le mie risorse personali. Non ho bisogno dei soldi della cessione di Cavani», disse a Dimaro. E infatti i soldi del Matador sono stati tutti investiti nella nuova squadra. D’altronde, per i tifosi non giocare al San Paolo (anche se nelle condizioni in cui versa) è una dichiarazione al limite della blasfemia. Ma De Laurentiis adesso ha fretta. Persino il suo fraterno amico Gino Pozzo ha fatto più veloce di lui: ha ottenuto dal Comune di Udine la cessione dei suoli dove sorge lo stadio Friuli, ha iniziato i lavori a sue spese ottenendo in cambio una concessione per 99 anni. È una delle strade che ha in mente il Napoli. Ma non l’unica. L’Udinese, dopo la Juventus, sarà la seconda società in Italia ad avere uno stadio tutto suo. E il Napoli? De Laurentiis spera che il Comune offra al club azzurro il pachidermico impianto di Fuorigrotta a una cifra ragionevolmente bassa: anche perché questa sarebbe la maniera migliore per il Comune per togliersi di dosso i costi dell’impianto in una ideale politica di taglio dello spese. Un’ipotesi. Ma che l’ora X tra Napoli e Comune si sta avvicinando è assai evidente. Si parlerà della cessione dello stadio San Paolo a giorni. Ma nel frattempo incombe minacciosa sui rapporti tra De Laurentiis e De Magistris la scadenza della convenzione del San Paolo.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
S.D.
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