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San Paolo, teatro di uno spettacolo indecoroso

Le pessime condizioni del terreno di gioco hanno fotografato il disastro del San Paolo

Cosa succede se ai clienti di un titolato ristorante viene servita una pietanza cucinata male? Ci si indegna, si chiedono motivazioni e qualcuno poco educato può decidere di alzare i tacchi e andare via. Scelta sua se tornarci in seguito; masochista direbbero in tanti.

E se le attenzioni fossero rivolte ad un edificio fatiscente, decrepito; immaginiamo che nessuno oserebbe metterci piedi per la propria incolumità. Purtroppo non è così. In questo grande teatro, che offre poco o nulla di spettacolare ai suoi affezionati clienti, è andata in scena una tristissima prima, “l’esordio in campionato”, dove gli attori recitavano il proprio ruolo e c’era ben poco di cui rallegrarsi: un teatro il cui fiore all’occhiello, ed unico, era quel palcoscenico verde in cui 22 attori ogni quindici giorni regalano, o provano a dare, emozioni ai suoi più affezionati clienti, si è trasformato tristemente in uno strato sabbioso. C’è poco o nulla da meravigliarsi di questo spettacolo indecoroso: i clienti, loro malgrado, potranno manifestare con civiltà il loro dissenso, ma saranno costretti a tornare in questo teatro, “così è se vi pare”. Abbonati in prima fila che non trovano il loro posto poiché occupato ingiustamente, assurdità di ogni tipo all’esterno della struttura e allora dentro due o tre persone con un solo biglietto. Non v’è riduzione o sconto comitiva per questa clientela, eppure riescono ad entrare affollando i palchetti o le sale, intasando le vie d’accesso ai corridoi. Se poi disgraziatamente a qualcuno degli ospiti venisse in mente di raggiungere i sanitari, per necessità o per vanto, inorridirebbe alla vista della mancanza d’igiene. Assisteranno tristemente al gioco dello scaricabarile: il tutto frutto della noncuranza e della cattiva manutenzione. Lo stadio-teatro come specchio della città: alcuni quartieri floridi ed altri abbandonati al degrado, differenziata presente nelle zone collinari e sversatoi a cielo aperto in altre; curve e distinti traboccanti di persone e tribune in cui ognuno raggiunge il proprio posto a partita cominciata. Le pessime condizioni in cui versa il terreno di gioco hanno solo concentrato l’attenzione mediatica nazionale ed internazionale sul disastro San Paolo che non rappresenta certamente una novità. Franco Marrone, che spiega come lo scempio indecoroso, a cui hanno assistito milioni di persone, poteva evitarsi applicando la manutenzione che dal 18 gennaio, data in cui venne sollevato dall’incarico, non è stata fatta. “«Il Napoli forse voleva pagare di meno, ma io non potevo abbassare ancora il prezzo.”- è quanto Marrone dichiara alle colonne del Mattino – «Ma che fungo e fungo. Ci vuole semplicemente la manutenzione, bisogna stare li e curare. Dal 18 gennaio nessuno ha fatto più nulla.”

Parole pesanti che spiegano come l’unica cosa da fare sarebbe proprio di rifondare o meglio, riorganizzare: se da una parte il sindaco De Magistris ha puntato sulla manifestazione d’interesse pubblico per uno stadio nuovo, dall’altra è lecito informare che sotto questo teatro vi sono parcheggi mai aperti! Sapete che vi sono aree che potrebbero ospitare locali o comunque offrire servizi? Il tutto risale ai campionati mondiali di Italia ’90, quando vennero stanziati fondi per costruire impianti consoni ad ospitare un evento mondiale. Erano gli anni in cui la moneta girava a frotte e non v’erano politiche di spending review, erano gli anni in cui nascevano lo stadio Olimpico di Roma e venivano ammodernati gli impianti. Finì li, 22 anni fa; l’unica eccezione è rappresentata dallo stadio juventino, costruito con fondi propri e grazie agli introiti e sponsorizzazioni piovuti nel 2006 per le olimpiadi invernali. Si parla di tecnologie per scongiurare gli errori arbitrali ma nessuno affronta problematiche serie e basilari come il rispetto delle norme e la presenza di defibrillatori o ambulanze presenti all’interno di ogni struttura; si parla di Fair Play finanziario ma non si spendono periodicamente poche migliaia di euro per salvaguardare un impianto. “Non possiamo spendere 85 milioni a fondo perduto all’anno per ristrutturare tutto”, sacrosanta verità pronunciata dal presidente De Laurentiis; ma non si può trarre il massimo beneficio con la minima spesa. Possibile che un investimento nel ristrutturare una struttura così affascinante, debba essere a fondo perduto? Dati alla mano, il Napoli ha un numero molto basso di abbonati considerando che lotta per i vertici e da anni ormai calca i palcoscenici europei il dato è ancora più allarmante. D’altronde cosa dovrebbe spingere il tifoso a lasciare il comodo divano di casa sua per entrare in un carnaio simile? È inammissibile che in tribuna stampa piova e l’unica copertura presente per il pubblico, sia una lastra di plastica. Incivile poi rinchiudere come bestie in gabbia i tifosi ospiti. A Quartu, pur tra mille difficoltà, in pochi mesi hanno costruito un nuovo impianto, l’Is Arenas, che aspetta il placet delle autorità per essere funzionante al 100%. Conoscendo la nostra realtà e i tempi lunghi della burocrazia, l’unica cosa certa è approntare un restyling integrale. I cori di dissenso vanno ascoltati e le lamentele registrate non in un ufficio reclami ed accantonate; presto non saranno più di “uno” o nessuno” … ma di “centomila”.

A cura di Francesco Gambardella

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