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San Paolo sabbioso: è corsa contro il tempo

Tra 14 giorni c’è il Parma Il consulente del club: «È una malattia fungina»

Dentro lo stadio, gli operai spazzolano e rastrellano il terreno di gioco, che oggi appare come un’immensa distesa di sabbia colorata. Hanno iniziato presto, verso le 7 del mattino. Lo fanno per l’intera giornata. Un tweet sembra il segnale di uno scontro imminente: «Grande Napoli, peccato per il manto erboso. Ma sono sicuro che il Napoli saprà intervenire quanto prima essendo loro competenza», scrive il sindaco de Magistris sottolineando un aspetto che al club azzurro è ben chiaro. La replica, risentita ma non più di tanto, è del presidente De Laurentiis: «Lo sappiamo e stiamo intervenendo. Entro un mese il terreno del San Paolo sarà perfetto».
E il Napoli, ovvio, non ha perso neppure un attimo: per questa mattina, alle ore 10, a Fuorigrotta, ha programmato un summit di esperti per pianificare una nuova strategia di interventi per il manto erboso. Alla riunione parteciperanno Giovanni Castelli, l’agronomo della Lega calcio, Leandro Galardini, il consulente assunto dal Napoli, e Salvatore Marrone, l’agronomo del club azzurro che da settimane non dorme la notte per mettere una pezza al disastro del terreno di gioco. «Il problema del San Paolo – spiega ancora il patron – è di un virus entrato nel terreno: il manto è stato completamente rifatto e non accadeva da 25 anni, noi lo abbiamo dissodato, togliendo un metro e venti di materiale. Con la Fiorentina si è visto un campo di gioco rovinato, ma quell’effetto marrone era sabbia per far crescere i germogli, e tra un mese sarà perfetto. Purtroppo sono cose che capitano».
Dopo l’amichevole con l’Olympiacos, i tecnici del club l’avevano detto: non facciamo in tempo a rizollare il San Paolo per l’inizio del campionato, ma dateci qualche giorno e il campo tornerà almeno verde. Di giorni ne sono passati dodici dalla sera del match contro i greci. Evidentemente non erano sufficienti. Ma Napoli si aspettava fosse in questo stato: «Anzi – spiega il responsabile marketing, Alessandro Formisano – il campo con la Fiorentina ha risposto bene ai trattamenti, tanto che l’erba è ricresciuta, seppur bassissima, sul 75% del terreno di gioco».
E così, tra ipotesi di vario tipo – dal caldo torrido dell’agosto napoletano alle troppe gare estive giocate al San Paolo, dai problemi del seme piantato al virus che ha infettato il miscuglio di graminacee – ecco spuntare la prima diagnosi semi-ufficiale. È quella dell’esperto chiamato dal Napoli, Leandro Galardini. È l’agronomo che cura Coverciano: «È chiaramente una malattia fungina», sentenzia lapidario. Dunque, sull’erba del San Paolo ci sarebbe un parassita che ha spopolato anche grazie alle alte temperature di questi ultimi mesi.
È una corsa contro il tempo, perché tra due domeniche il Napoli gioca di nuovo in casa, contro il Parma e quattro giorni dopo contro l’Aik Stoccolma. Insomma un altro tour de force. Dunque, impossibile pianificare interventi drastici, impensabile una rizollatura di tutto il campo. Si interverrà dove si potrà, nei punti dove la situazione è più complessa. Di certo lo spettacolo di Napoli-Fiorentina non si ripeterà: il fondo del San Paolo è da serie C, non da sfide stellari come quelle di domenica sera tra Jovetic e Cavani, 100 milioni il valore dei due fuoriclasse. E fra meno di venti giorni, l’Europa League e anche l’ipotesi di rischio di richiamo da parte della Uefa.
Dunque intorno alla sparizione dell’erba ancora niente di certo si può dire, se non che è sparita. Larghe zone del campo sono nude e traditrici. Non è il nudo di campi pelati ma tirati a pelle di tamburo, dove c’è solo da calcolare il rimbalzo del pallone. È un nudo gibboso, con la sabbia che affiora, con zolle di terra che volano al primo tackle e aprono buche. È un nudo irregolare che fa una gran pena, insomma.
Dalla tribuna si vede quant’è difficile addomesticare la palla, che non vuole saperne di restare rasoterra ma si impenna o cambia direzione all’ultimo istante (vero De Sanctis?). Anche quelli con i piedi buoni, come Hamsik e Dzemaili, si riducono a giocare come sulle uova. Per Maggio e Zuniga, laterali tutta corsa, il fondo sabbioso che emerge crea un affaticamento anticipato: non è come giocare sulla spiaggia, ma non è nemmeno un campo normale. Mazzarri ha già lanciato l’allarme: «È pericoloso». Da stamane parte la caccia al fungo.

Fonte: Il mattino

La Redazione

P.S.

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