Hanno smesso da un po’di tempo di guardarsi in cagnesco, Comune e Calcio Napoli. Pare che siano a un passo dall’accordo-ponte che consentirà per il prossimo biennio alla società del presidente De Laurentiis di giocare nell’impianto di Fuorigrotta. E sembra pure che sia l’amministrazione che la dirigenza azzurra siano disponibili a venirsi incontro anche sul nodo del canone fisso (da sommarsi a quello percentuale) che il sindaco de Magistris tanto ha insistito per inserire nel nuovo contratto di fitto. Già ,ma nel frattempo nulla è stato ancora siglato. Si dirà: nessun dramma, tanto alla fine le due parti troveranno un punto di incontro. Vero.Con un dettaglio: si sapeva dal settembre del 2005, da quando cioè era stata siglata per la prima volta dall’allora sindaco Iervolino e il patron De Laurentiis che la convenzione sarebbe arrivata a scadenza il 30 giugno del 2014.Ovvero tra dieci giorni. Epuntualmentesi è arrivatiquasiall’ultimogiorno utile. Nel frattempo, il Napoli ha dovuto presentare l’iscrizione alla prossima serie A indicandolo stadio di Palermo come impianto dove giocare le gare casalinghe. Ovvio: non essendoci convenzione, ma solo una bozza che va su e già tra le stanze di Palazzo San Giacomo e gli uffici legali del Napoli, il San Paolo non può essere indicato come casa degli azzurri per la prossima stagione. «Il Napoli giocherà il preliminare di Champions League al San Paolo,
l’Amministrazione comunale sta profondendo tutto l’impegno possibile per raggiungere questo obiettivo », spiega Attilio Auricchio, capo di gabinetto del sindaco Luigi De Magistris. «L’indicazione di Palermo come sede è un fatto meramente tecnico, avvenuto per altro anche lo scorso anno ». L’appuntamento per apporre le firme alla nuova convenzione è previsto per la prossima settimana. Qualche nodo da risolvere c’è. E non è di pococonto.Per prima cosa sulla durata: il Napoli vorrebbe una scadenza al giugno del 2017, il Comune fino alla fine del mandato di de Magistris, ovvero il 2016. Il Comune vuole un canone fisso annualeinvecedellapercentualesui biglietti venduti. E le utenze potrebbero essere pagate dal club e non più da Palazzo San Giacomo. Così come la quota di personale della Napoli Servizi che si occupa della sorveglianza del San Paolo nel giorno della gara. In pratica, fino ad adesso,il Napoli versa una percentuale sugli incassi (il 6,5 per cento) e un’altra sugli introiti pubblicitari (il 4 per cento). Per intenderci, in occasione di Napoli- Verona, giocata a porte chiuse, quasi tutti i costi di gestione del San Paolo sono stati a carico del Comune. Visto che l’incasso è stato pari a zero. Il Napoli ha delle perplessità su un altro aspetto:preferirebbe rendere fissa anche la quota legata alla pubblicità a bordo campo. La percentuale, infatti, obbligherebbe il club a mostrare i contratti commerciali. Ilgrosso degli intoppi, comunque, è stato risolto e superato dal lavoro diplomatico del capo di gabinetto del sindaco Auricchio e dal direttore generale del Napoli, Formisano. Restano un po’di dettagli: sostanziali e formali, e neppure di secondo piano. Ma non certo insuperabili. Le revisione dei canoni, d’altronde, è un passo inevitabile. A cui ilNapoli non è opposto. Un passo dettato anche da una ordinanza di aprile della Corte dei conti che, parlando della convenzione del 2005, aveva parlato di un atto «lambita da profili di illegittimità, anche per la incongrua determinazione dei canoni». E la Procura contabile ha anche aperto un’inchiesta per danno erariale sugli ex assessori ed ex consiglieri che l’hanno votata. Il Napoli, nel frattempo, ha sanato per intero il debito maturato nel corso degli anni nei confronti di Palazzo San Giacomo: 6.232.792,71, iva compresa. De Laurentiis, però, sostiene che negli anni si è accollato dell eopere che spettavano al Comune. Anticipando soldi che vorrebbe incassare: 5,7 milioni. Ma quelle fatture sono congelate a piazza Municipio. La pista del rinnovo della convenzione è l’unica praticabile dopo la retromarcia del presidente De Laurentiis a proposito della costruzione di un nuovo stadio (a Casertao ad Afragola) o del restyling del San Paolo a spese del Napoli dopo averlo preso in concessione (sul modello dell’Udinese). Il patron lo ha spiegato a chiare lettere nei giorni passati. L’attuale legge sugli stadi rende tutto ancora irrealizzabile.
Fonte: Il Mattino
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