Più ne siamo meglio stiamo? Garantito, perché la casa del Napoli senza i suoi inquilini è come un abete senza aghi, è come un cielo notturno senza stelle. Buio, spoglio, insensato e nemmeno bello da vedere (al via, a tal proposito, i lavori di adeguamento alle norme Uefa). Di certo non privo di fascino e carisma, per la sua storia, i suoi tanti significati e le tracce indelebili del “non plus ultra” . Tale Diego. Allora fu l’apoteosi, fu lo stadio dei boati che deflagravano su, fino al Vomero; lo stadio dei totem, di quelli cioè che per vedere magie che hanno conosciuto solo approssimative imitazioni, salivano gli uni sulle spalle degli altri. Come totem appunto. Come improvvisati Vesuvio, ma stavolta in verticale. Coreografie anche allora inimitabili.
L’UOMO IN PIU’ – Certo, i tempi sono cambiati per tutti e tutto, ma c’è una costante che è rimasta tale. Il pubblico. Che, attenzione, non va assolutamente etichettato come “cornice” , bensì (e su questo non ci piove mai) come uomo in più. Uno, ma anche sessantamila (nel migliore dei casi), con la stessa maschera, quella che da sempre mostra le sembianze di un attaccamento sconfinato. Di una forza che carica in maniera impressionante e riesce anche a spingere il pallone in campo. Una sorprendente prova di telecinesi. Per arrivare dunque al nocciolo basti dire: 38.337 e 603.816. E non diamo numeri senza senso, ma cifre precise che riguardano presenze sugli spalti e incasso, risalenti solo a tre giorni fa. Per Napoli-Atalanta, per il sogno-Champions, ora che quello del tricolore s’è quasi del tutto dissolto. Solo a San Siro (Milan-Palermo) ce n’erano di più (circa 42 mila), però lì, si sa, gli abbonati sono più del doppio (22.500).
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