NAPOLI — Un incontro non uno scontro. Da Palazzo San Giacomo provano a far passare questo messaggio. Ma, forse, per capire il tenore della discussione tra Luigi de Magistris e Aurelio De Laurentiis a proposito dello stadio San Paolo, forse, sono più utili le parole del sindaco rilasciate a radio Kiss Kiss: «I nostri incontri sono sempre vivaci, interessanti, comunque utili per la città». Come dire: nessuna scrivania alzata per aria ma toni accesi, questo sì. Perché quando si parla di stadio nuovo e di San Paolo, il clima si surriscalda sempre. Il sindaco si è però affrettato a precisare che «entro il 10 luglio il certificato di agibilità sarà pronto» e che «quello che si sta facendo ora con i carotaggi e le verifiche statiche è un lavoro determinante, che servirà a chiunque vorrà investire sullo stadio». Perché il nodo è proprio questo: l’investimento da fare — circa 100 milioni — ma anche la convenzione sull’uso dello stadio che scade il prossimo anno «con la partita debiti-crediti col Napoli che deve essere chiusa, perché stavolta i soldi li dobbiamo avere noi», precisa l’ex magistrato. E siccome in presenza di un progetto di stadio nuovo non si parlerà più di convenzione ma di concessione, almeno di 99 anni, ecco che i problemi saltano fuori tutti. Perché dare per 99 anni un bene ad un privato significa in realtà non averlo più questo bene, non poterlo far più utilizzare da tutti (oggi al San Paolo ci sono 8 palestre pubbliche). De Magistris rassicura comunque che «il Comune dovrà garantire a chi investe una concessione lunga», altrimenti l’investimento non può essere ammortizzato. Ma i nodi da sciogliere sono tanti: da quanto e se il Napoli intende pagare per la concessione lunga all’uso dello stadio non riservato esclusivamente al club azzurro. Inoltre, al sindaco non piace quello che è il messaggio che passa di continuo: o si fa così o il Napoli lascerà Napoli, con uno stadio che si potrebbe fare anche fuori città. «Questo non accadrà mai, rassicuro i tifosi che il Napoli giocherà a Napoli», giura l’ex pm che però è alle prese con una coperta corta ed è seduto a tavola a giocare con de Laurentiis un’autentica partita a scacchi. In più, c’è il problema dei concerti: si fosse fatto uno stadio nuovo il sindaco avrebbe avuto partita facile nell’ottenere dal gestore la possibilità di usare la struttura per i grandi concerti, evitando la marea di polemiche come quella nata per il concerto di Springsteen a piazza Plebiscito. Invece nel caso in cui si dovesse rifare il San Paolo difficilmente spunterà questo da De Laurentiis. E questo è un problema vero che sta scavando un solco profondo tra Comune di Napoli e Calcio Napoli. Anche perché a Palazzo San Giacomo ritengono che sia non più accettabile sostenere i costi per il San Paolo e non poterlo usare se non per farci giocare il Napoli. Dal club azzurro la pensano ovviamente in maniera diversa. Ecco perché la partita a scacchi tra sindaco e presidente del Napoli andrà avanti ancora per molto. Fino a quando, cioè, non spunteranno fuori i soldi, quelli veri, e non si sa ancora di chi, per rifare lo stadio. A quel punto, ma solo a quel punto, chi metterà i soldi sul tavolo detterà le regole.
Fonte: Il Corriere del Mezzogiorno
La Redazione
L.C.
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