Niente è come il San Paolo. A sei giornate dalla fine, il campionato italiano di calcio ha già il suo vincitore in pectore: i tifosi azzurri. Partite e spettacolo contano poco. Comunque vada a finire, l’edizione 2010-2011 della serie A per De Laurentiis sarà, almeno finanziariamente parlando , un successo.
Numeri da far girare la testa. Contro l’Udinese verranno sfondati due muri: quello del milione di paganti per le gare casalinghe della stagione (siamo a poco più di 947.000) e quello dei 20 milioni di euro d’incasso (col primato di 1.903.650 contro il Liverpool). Tant’è che Marek Hamsik dal suo sito riconosce:
«Nonostante i 600 chilometri di distanza, ce n’erano più di 15mila napoletani a Bologna. Sono stati fantastici, sembrava una partita casalinga. Anche quando siamo ritornati, all’aeroporto ce n’erano tantissimi. Per noi rappresentano una carica in più».
Le stesse emozioni raccontate dal capitano Paolo Cannavaro: «Quando siamo entrati per il riscaldamento, abbiamo sentito un boato che difficilmente si sente fuori casa, anzi, forse sarà capitato pochissime volte nella storia del calcio. L’impatto all’uscita dagli spogliatoi, ci ha dato un’adrenalina importante». Mai come nel caso in questione la retorica del dodicesimo uomo in campo pare calzante. Dalle tribune dello stadio San Paolo la folla infonderebbe forza anche a un gruppo di dilettanti. Ascoltate il pensiero di Arrigo Sacchi, uno che quando faceva l’allenatore-rivoluzionario, uscì dall’impianto di Fuorigrotta con una standing-ovation (Primo maggio ’88).
«Questo Napoli continua a non piacermi e in Champions farà enorme fatica se si affiderà solo al contropiede. Ma il pubblico è come un doping, fa la differenza. I tifosi sono l’arma in più».
Una febbre globale che il Napoli ha cavalcato con lungimiranza imprenditoriale e con straordinario successo economico: il club azzurro ha infilato il quarto bilancio in utile consecutivo, di galattico il Napoli ha già i numeri dei suoi fans. Nonostante che neanche in televisione il pallone sia più quello di una volta. Anticipi, posticipi, posticipi degli anticipi: ma questo non è riuscito per ora a sgonfiare il boom delle presenze.
La media spettatori nelle 24 partite giocate nell’impianto di Fuorigrotta è di 39.460 con un coefficiente di riempimento del 67,26 per cento. Niente male. Record di presenze (e di incasso negativo) è stata la gara interna col Parma (26.931). Quello assoluto, con la Juventus. Persino negli ottavi di Coppa Italia, con il Bologna (e con la diretta in chiaro sulla Rai) i paganti sono stati oltre 33.000 (incasso superiore ai 233.000 euro).
La macchina da soldi messa in piedi da De Laurentiis è l’esempio lampante di come il calcio possa essere, malgrado la crisi, una miniera d’oro. Le vendite dei biglietti sono state molto brillanti. Mettiamole a confronto con le cifre degli ultimi anni, senza tener conto che mancano tre gare casalinghe (e tre pienoni con l’Udinese, il Genoa e l’Inter) che consentiranno di battere la media-record della stagione 2006-2007: 43.046.
Lo scorso anno il Napoli si fermò a 39.922, l’anno prima a 39.851. Coefficiente di riempimento, come sempre, al di sopra della media italiana (secondo una ricerca la media degli spalti tricolori è del 40%). Ovviamente non si sorprende nessuno: nel 2005, nei playoff per la serie B con l’Avellino, sulle tribune c’erano 63.153 spettatori. Lo scudetto al Napoli è un sogno. Ma i sogni, a saperli sfruttare, sono spesso d’oro.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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