Pronti e con la penna in mano: «È tutto a posto e siamo assolutamente sereni tanto nei confronti del Calcio Napoli, quanto alle richieste fatte dalla Società, per noi si tratta di incassare un credito e siamo un ente pubblico, figuriamioci se non sono pronte fatture e reversali». Da Palazzo San Giacomo, all’ennesima sfida del patron Aurelio De Laurentiis (il quale però sostiene che le reversali sono state chieste più volte e mai trasmesse), per risolvere la questione dei fitti non pagati dal 2006 per lo stadio San Paolo, replicano con decisione e cercano di sfuggire da un’altra polemica dopo tre anni di litigi furibondi, soprattutto mediatici, e dove soldi se ne sono visti pochi o niente. Cosa è successo nella giornata di mercoledì? Il Calcio Napoli ha chiesto al Comune di poter pagare subito i canoni in sospeso per l’uso dello stadio San Paolo. Lo ha fatto con una lettera con avviso di ricevimento, firmata dagli avvocati della Società, Giuseppe Ceceri ed Antonio Nardone, nella quale i legali hanno chiesto che il Comune «faccia pervenire al più presto le reversali di pagamento», vale a dire le fatture, relative a quanto è dovuto in base alla convenzione in atto. Una mossa che un po’ – al di là delle parole ufficiali – ha indispettito Palazzo San Giacomo che continua a far notare come questo aspetto della vicenda, è già contenuto nella proposta che è nelle mani del patron da quasi due mesi, e soprattutto trattata nel giorno dello strappo con il sindaco Luigi de Magistris dal capo di Gabinetto Attilio Auricchio. Come ente pubblico il Comune ha degli obblighi di legge, nel bilancio ci sono poste in entrata e in uscita che devono essere contabilizzate.
Chiusa la questione fitti, resta aperta ancora quella di quanto la Società sia creditrice verso il Comune per i lavori fatti alla struttura di Fuorigrotta. Il Calcio Napoli – tuttavia – non richiede «che dalla somma complessiva da fatturare siano sottratte le cifre spese in occasione di lavori fatti per il ripristino dell’agibilità dello stadio». La Società intende pagare tutto il dovuto secondo il canone indicato nella convenzione in atto e far rientrare la restituzione di quanto speso per i lavori effettuati, nel contesto di un successivo accordo con il Comune. Dunque, si guarda al futuro, però la transazione – anche quest’ultima – deve avvenire prima di mettere mano alla questione del rinnovo della convenzione. E si prevedono nuovi venti di tempesta. Perché non sarà una convenzione, ma un accordo ponte, che il Comune vuole di 24 mesi e il calcio Napoli di 36. Palazzo San Giacomo, vuole pressare il patron e avere la certezza che gli investimenti promessi per riqualificare e ristrutturare il San Paolo si concretizzino al più presto. Dopo essere rimasti scottati dal no di De Laurentiis sul nuovo impianto a Ponticelli, non intendono correre il rischio di ulteriori dilazionamenti dei tempi. Per il Comune, c’è la Legge di Stabilità che traccia un percorso chiaro e che dà a chi detiene il titolo sportivo una corsia preferenziale. L’avvocato Ceceri – a Radio Crc – al riguardo si esprime così: «La gestione del San Paolo al Napoli? Questa questione è ancora prematura. È entrata in vigore una nuova normativa che prevede la possibilità di interventi di qualificazione sostanzialmente attraverso un finanziamento di progetto. Questo richiede dei tempi abbastanza lunghi, un impegno di risorse di carattere economico notevole, l’espletamento di una procedura di gara di evidenza pubblica. Però, bisogna pensare ad una sorta di concessione ponte giacché scade la convenzione e noi riteniamo che debba avere una durata di almeno 36 mesi». La convenzione attuale è in essere da 10 anni e scade il 30 giugno.
Fonte: Il Mattino
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