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San Paolo, doppia agibilità. Ok per campionato e Champions

Ora è ufficiale, lo stadio San Paolo ha ottenuto il certificato di agibilità del Comune e l’ok della Uefa sui lavori svolti. Il Napoli giocherà a Fuorigrotta tutta la stagione agonistica, sia quella italiana che europea. Ma nonostante le bella notizia per i tifosi e per la stessa società che ha commentato positivamente il doppio sì, è in atto un braccio di ferro fra il sindaco Luigi de Magistris e il patron Aurelio De Laurentiis. Un nuovo botta e risposta con il patron che usa parole forti – anche l’estate scorsa di questi tempi attaccò il primo cittadino – e un de Magistris che mantiene il dibattito, molto duro, comunque dentro toni istituzionali. Al centro dello scontro, naturalmente il futuro del San Paolo. Eppure a metà mattinata l’apertura del sindaco a un’eventuale vendita dell’impianto c’è stata. Come dire, alla sfida-provocazione del patron – «Il 31 luglio chiederò al sindaco di comprare lo stadio» – de Magistris risponde con la stessa moneta, un’altra sfida-provocazione: «A me interessa il risultato, m’interessa avere un nuovo stadio. Come ci si arriva lo vedremo».
Ma nella tardissima serata di ieri da Dimaro un nuovo affondo del presidente che ha minacciato di andarsene a Caserta e ha accusato il sindaco di non avere peso politico di qui le titubanze sul futuro dello stadio. Procediamo con ordine. Un de Magistris che sulla questione stadio – a margine del Consiglio comunale – insiste: «Innanzitutto comunichiamo con la dovuta sottolineatura questa agibilità. Seria, ponderata, non scontata, frutto di un grande lavoro di squadra. Su questo punto, ottimo il rapporto con il calcio Napoli, con la prefettura e con tutti coloro che hanno partecipato ai lavori. È un atto importante per il futuro». Quindi il sindaco guarda subito in avanti: «Il prossimo passo è chiudere la transazione formalmente, dove il Comune è creditore. Poi dobbiamo mettere in campo le azioni amministrative, formali e sostanziali per la realizzazione del nuovo stadio. Bisogna farlo subito e questo ovviamente apre la strada all’ulteriore passo che è la convenzione che scade nel 2014». Tracciata la strada, de Magistris entra nel merito: «Come si raggiungerà questo risultato lo si stabilirà negli incontri che dovremo avere con il presidente e ovviamente con una procedura che sia anche di evidenza pubblica. Il San Paolo è uno stadio pubblico, è lo stadio della città, non sono previsti allo stato della normative affidamenti diretti». Sembrerebbe una chiusura, invece è esattamente l’opposto: «È ovvio che il mio auspicio è che su un progetto di questo tipo ci sia la massima collaborazione tra la società, il Comune e tutti quelli che vogliono partecipare. È un’occasione troppo importante per Napoli, ci sono tutte le condizioni. Noi vogliamo uno stadio nuovo, il presidente vuole la stessa cosa: ora bisogna chiudere. Il 31 luglio De Laurentiis mi chiederà di comprare lo stadio? A me interessa il risultato, so che lo raggiungeremo. In che forme e in che modo ci arriveremo non mi interessa, perché si decide quando ci siederemo nei luoghi deputati intorno a un tavolo».
Parole che evidentemente hanno urtato la suscettibilità del presidente che alla lettura delle agenzie replica così: «Il sindaco de Magistris è ignorante da un punto di vista di conoscenza di leggi sportive. Quella che sarà approvata tra poco ha dei punti fermi e si basa sul fatto che i Comuni dovranno cedere gratuitamente o per una cifra simbolica di un euro l’impianto a un club che intende ristrutturare lo stadio cittadino. Se invece il club ha intenzione di costruirne uno nuovo c’è un’altra procedura comunque simile. Ora il sindaco deve decidere se mantenere la casa del calcio al San Paolo, gli ho dato tempo fino al 31 luglio perché io ho intenzione di acquistarlo con i miei soldi. Se mi dice che non può vendermelo ho già pronto Caserta, ho pronti ottanta ettari a Caserta per costruire la città dello sport che non sarà sotto l’egida di Napoli». Il patron è un fiume in piena. «A me dispiace, però i napoletani non saranno contenti all’inizio, ma si abitueranno. Allora dico facciamo una riunione pubblica al municipio, un consiglio comunale, un dibattito che interessi alla città. Anche voi tifosi ditelo al sindaco. Il Napoli è la seconda in Italia nel calcio e non mi sembra che la città abbia brillato allo stesso modo». Infine una battuta sul mancato stadio a forma di conchiglia nell’area orientale. «Lo stadio a Ponticelli spingeva per farlo la signora Mennella, ma non era vantaggioso per il Napoli in quanto non si poteva creare economia intorno allo stadio e non rientrava nei parametri di legge per poterlo costruire».
Dunque, il patron vorrebbe il San Paolo a un prezzo simbolico e vorrebbe chiederlo al Consiglio comunale. Da parte del sindaco nessun «no» alla vendita ma la precisazione che le norme attuali non prevedono ancora lo scenario che vorebbe il patron. Una cosa è certa, stante le attuali regole tutto sarà fatto attraverso gare pubbliche e dunque chi deciderà di comprare lo stadio si dovrà confrontare con il mercato. E quindi cifre simboliche per un bene pubblico non possono essere in nessun modo ipotizzate. Questione di legge e di Corte dei Conti, in ultima analisi l’amministratore che non tutela il bene pubblico trovando il giusto ristoro può anche andare in galera.
Torniamo all’agibilità. Il San Paolo cantiere è costato circa un milione mezzo tra i lavori prescritti dalla Uefa e costati 800mila euro, i 350mila euro per il rifacimento del terreno di gioco e i 170mila euro pagati per i carotaggi e le verifiche statiche. Soldi benedetti, come sottolineano il capo di gabinetto Attilio Auricchio e l’assessore allo Sport Pina Tommasielli che hanno lavorato duro per l’agibilità: «Siamo molto soddisfatti – spiegano in una nota congiunta – Si è trattato di un lavoro intenso, realizzato in sinergia con il club e con tutti i soggetti e le istituzioni coinvolte».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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