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San Paolo da sogno

La coreografia è stata da sogno ed ha incattato le televisioni in tutto il mondo

Il più grande spettacolo d’inizio weekend: signore e signori, Napoli-Juve. La sfida scudetto del San Paolo. La notte di sessantamila rimpianti e mille sorrisi. Un mix di passione, emozioni, cori, salti e sberleffi: a fine partita, sono i tifosi bianconeri a intonare la canzone del soldato innamorato, quell’oj vita mia che è l’inno alla gioia dei napoletani. Sullo sfondo, però, uno scenario da brividi costruito dalla fantasia del popolo azzurro, vero trionfatore del Superclasico alla napoletana. Inaugurato da Aurelio De Laurentiis con un giro di campo, di pista, prima del fischio d’inizio.

LAVA E BRIVIDI – E allora, parola ai sessantamila del San Paolo. Indiavolati, scatenati, torce umane di amore rosso fuoco. Rosso, sì, come la lava di un Vesuvio risvegliato per l’occasione dalla fantasia degli sceneggiatori del calcio. Coreografia da Oscar, quella messa in scena dalla curva B: mancano pochi istanti all’ingresso delle squadre, e quello specchio di stadio si trasforma magicamente nella cartolina più famosa della città. Il panorama è mozzafiato: il Vesuvio e il monte Somma, il suo vicino millenario, prendono forma sotto un cielo azzurro. Cartoncini colorati et voilà: il gioco è fatto. Poi, il tocco finale: la cima, il cratere del Vesuvio si accende e diventa di fuoco (d’artificio). In calce, la firma sottoforma di striscione: “Terra Mia”. Un verso all’orgoglio di essere napoletano, preso in prestito da Pino Daniele. Il cantore di Napoli.

GIOIA IMMEDIATA – Uno spettacolo, davvero, che i tifosi della Juve, bersagliati dai petardi lanciati da una curva sulla gabbia protettiva del settore ospiti, non riescono a vedere: l’ingresso, infatti, è posticipato, e per loro la partita comincia al settimo minuto. Poco male, in verità. Anzi, appena in tempo per godere e urlare a pieni polmoni del vantaggio: neanche due minuti, e Chiellini fa 1-0.

GELO E ANSIA – Una cascata d’acqua gelata sui sessantamila del San Paolo che, però, non spegne il fuoco del Vesuvio di cartoncini. E neanche la fiducia del popolo azzurro, messa a dura, durissima prova pochi minuti più tardi: quando, cioè, Vucinic si divora il 2-0 davanti a De Sanctis. Il boato, un misto di terrore e sollievo, esplode appena il tiro del montenegrino finisce al lato. Che ansia. La stessa, decisamente più intensa, che attanaglia lo stadio quando Inler e Britos fanno testa e testa in un contatto aereo. Molto violento: lo svizzero resta in piedi, l’uruguaiano crolla a terra. Immobile. Attimi di paura vera, spazzata poi dall’intervento fulmineo del dottor De Nicola, il medico del Napoli: Britos si rimette in piedi e riprende la partita.

L’ESPLOSIONE  Le cose per lui vanno per il meglio, insomma. E anzi, a dire il vero, è tutta la squadra di Mazzarri a rimettersi: spinti dalla gente, gli azzurri tornano in carreggiata e poi volano in orbita. Spediti direttamente dal destro di Inler che pareggia e innesca il delirio. Un’esplosione vera e propria. Che, però, i tifosi della Juve, ovviamente surclassati nel numero, provano a contrastare con tenacia: anche loro cantano e sventolano le bandiere bianconere senza sosta.

DA BARCELLONA – Non è mancato nulla, nella notte di Napoli-Juve. Nulla. Neanche gli inviati esteri, Al Jazeera compresa, e qualche ospite illustre in tribuna Autorità: tra l’inviato del C.t. Prandelli, Vincenzo Di Palma, il sindaco napoletano, Luigi de Magistris, l’argento olimpico della scherma (sciabola), Diego Occhiuzzi, le glorie della pallanuoto, Franco Porzio e Stefano Postiglione, il cantante Sal Da Vinci, il comico Peppe Iodice, un paio di ospiti da Abu Dhabi e qualche politico, spunta anche un accento spagnolo. Catalano, per la precisione: di Daniel Gamper, nipote di Hans Gamper, fondatore e storico presidente del Barcellona, inviato speciale a Napoli: «Sono venuto per realizzare un servizio su Maradona, e dunque non avrei potuto saltare la partita più importante per il popolo azzurro».

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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