Ad un mese dalla sua scomparsa parte l’iniziativa per intitolare all’ex presidente del Napoli, Roberto Fiore, un settore dello stadio San Paolo. L’idea è del giornalista, vicino all’ex dirigente azzurro, Marcello Pelillo. L’assessore allo sport del Comune di Napoli, Ciro Borriello, ha accolto con parere favorevole la proposta ed è già pronto per dare il via all’iter burocratico.
“Io l’ho definito un angelo… e non credo di essermi sbagliato.” Con queste parole il Comandante Achille Lauro definì Roberto Fiore in una lettera che scrisse alla figlia Annalisa per giustificare il tempo che don Roberto dedicava alla sua passione, il Napoli. Personaggio con la “P” maiuscola, di quelli che lasciano il segno per la personalità, la brillantezza, la capacità di coinvolgimento, l’ironia, la naturale apertura verso il prossimo. Uno scugnizzo gentiluomo, rappresentante pieno della napoletanità fatta di intuizione, vivacità, galanteria. E con questi valori seppe trascinare anche uno dal carattere spigoloso come Achille Lauro, che gli affidò le chiavi di un Napoli stipato nella parte destra della classifica di serie B dopo una chiacchierata. E Lauro avevo visto giusto perché quel 39 enne nato a Portici, ma cresciuto nel Vasto, seppe con entusiasmo e competenza ribaltare la situazione in pochi mesi affidando la squadra a Bruno Pesaola. Insieme portarono il Napoli alla promozione e alla vittoria del suo primo trofeo, la coppa Italia. Lui e il Petisso erano affiatati, sapevano creare il clima giusto intorno alla squadra.
Roberto Fiore ha saputo lasciare il segno nella storia del Napoli non solo per il suo modo allegro e passionale. Fiore era competente di calcio ed era un manager. Grazie alla sua intuizione capì che le squadre di calcio andavano trasformate in società per azioni per essere regolamentate con il codice civile e gestite nel migliore dei modi dal punto di vista contabile. L’ A.C. Napoli divenne Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A in quel 25 giugno del 1964 e da allora conserva quella ragione sociale conservando il record di prima società di capitali nello sport (senza fine di lucro). Fu solo la base di un capolavoro manageriale. Non avendo soldi in cassa per costruire una grande squadra, Fiore pensò di infiammare il pubblico con i colpi di Altafini dal Milan e Sivori dalla Juventus. Una coppia fenomenale che fece esplodere l’entusiasmo. Fiore completò l’opera divenendo l’antesignano del cral. L’abbonamento a rate proposto alle aziende fu un’idea che ebbe un successo strepitoso. Nacque la leggenda degli ottantamila del San Paolo perché quel Napoli allegro, forte, brillante creava entusiasmo e arricchì le casse con settantamila abbonati. Bandoni, Bianchi, Panzanato, Claudio Sala, Zoff furono altri colpi importanti di quel Napoli che sfiorò più volte la storia dietro la Grande Inter di Herrera e il Bologna di Bulgarelli. Fu anche vicino all’ingaggio di Pelè, ma il Santos chiese 100 milioni soltanto per il prestito. Un presidente d’altri tempi, tifoso e innamorato del calcio. Senza dubbio il più completo della storia del club perché era protagonista in tutti gli ambiti in cui può entrare un manager sportivo. Nel Napoli dell’era d’oro si stravedeva per Diego, nell’era Sivori-Altafini per Fiore, il presidente più amato della storia del Napoli.
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