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ESCLUSIVO | Sambonifacese, l’ex ds Tesini: “Jorginho un leader, lo scoprimmo insieme a Gibellini”

Le parole di Mario Tesini ai microfoni di IamNaples.it su Jorginho, campione d'Europa con il Chelsea

Nel giro di dieci anni, Jorginho è passato dalla Sambonifacese in Serie C2 al Chelsea. Una Coppa Italia e una Supercoppa italiana con il Napoli, un’Europa League e la Champions di sabato scorso. Il palmarés dell’italo-brasiliano ha certificato la bontà del suo lavoro, che gli ha permesso di modellare il suo talento verso l’alto. Oggi la redazione di IamNaples.it ha sentito in esclusiva Mario Tesini, ex direttore sportivo della Sambonifacese, membro del gruppo che riuscì a scovare Jorginho lanciandolo nel calcio professionistico italiano.

Da uomo di calcio, cos’ha pensato quando Jorginho ha vinto la Champions League?

“Per me è stata una grossa soddisfazione, perché l’ho visto crescere come giocatore, avendo avuto la fortuna di pescarlo da un Verona che in quel momento aveva determinati problemi. E di certo non aveva in mente di puntare su un giocatore del genere. Non voglio dire che a Verona non se ne sono accorti, c’è stata una persona che poi con Jorginho ho creato quello che è stata la sua esperienza alla Sambonifacese. Si tratta dell’allora ds del Verona Mauro Gibellini, che era appena arrivato. La squadra aveva perso i playoff col Portogruaro, poi la proprietà ha resettato tutto ripartendo da Gibellini, che conosceva il giocatore. Anni prima era stato in Brasile e aveva conosciuto la scuola calcio di Jorginho, quindi sapeva chi era e le sue qualità. Io provengo dal settore scouting, ho avuto la prima opportunità da direttore sportivo, ma ho continuato a girare, facendo quello che dovrebbe essere la normalità per un ds. Deve conoscere tutto il palcoscenico, anche se spesso non è così. Avevo questa fotografia della Berretti del Verona che, paragonata a ora, era come la Primavera 3. E’ un campionato che gli scout frequentano poco, anzi snobbano. Già la Primavera 2 gli fa venire l’allergia. Sembra che i giocatori siano solo in Primavera 1, ma ci sono anche nella 3 alcuni buoni prospetti. Mancini del Vicenza, per esempio, classe 2004, l’anno scorso io e tanti altri abbiamo potuto ammirarlo in Berretti. Quest’anno ha esordito in Serie B e tutti i club europei hanno provato a prenderlo“.

Goal on penalty Jorginho italian midlefer during the 2020 European qualifications Italian vs Greek on October 11 2019 at the Olimpico in Roma (Antonio Balasco)

Sulla trattativa che lo ha portato alla Sambonifacese – “Io a Jorginho l’ho visto giocare in Berretti, Mauro Gibellini, prendendo in mano la situazione al Verona mi ha detto ‘Perché non te lo porti lì, gli fai fare un anno in Serie C?‘. La proposta era stata presa in grande considerazione, ma c’era il problema del minutaggio. Non essendo ancora italiano, e anche se lo fosse stato, non lo era di formazione calcistica. Tu puoi essere kosovaro, ma se hai la formazione calcistica italiana la Federazione passava dei contributi legati al minutaggio. Nel caso di Jorginho, questi contributi non erano previsti. Allora ci siam seduti al tavolo per parlare: ‘A noi il giocatore interessa, dobbiamo trovare una soluzione in modo tale che il contributo del minutaggio ce lo diate voi. Io ve lo valorizzo, se voi questa valorizzazione la riconoscete in egual misura‘. Così stabilimmo un equo valore di quello che era l’ammontare del minutaggio. Abbiam preso le tabelle e chiamato la Federazione per quelli che potevano essere i parametri, che a volte cambiano. E più o meno trovammo una soluzione. E lui giocò tutte le partite che gli permisero di maturare una lauta valorizzazione per le casse della Sambonifacese. Ovviamente gli permise di fare il percorso col Verona che ormai tutti conosciamo”.

Lui voleva smettere di giocare.

Si sta un po’ romanzando questa storia. Lui voleva tornare in Brasile, anche perché la famiglia gli metteva pressioni, perché sembrava che fosse venuto qui per fare una gita e non era ancora scattata questa scintilla. Poi perché aveva anche nostalgia di casa. Era un ragazzino lontano da casa, che voleva riabbracciare i suoi familiari. Non so se siamo stati noi, ma comunque la Sambonifacese gli ha presentato un’occasione per esser preso in considerazione. Io ho avuto l’onore di presiedere quel gruppo di lavoro da direttore sportivo, e tiro in ballo tutte le persone che erano lì con me. A livello dirigenziale, il presidente. E Jorginho si è fatto convincere, accettando di buon grado la nostra proposta. E’ un aspetto bello da ricordare e valorizzare. Aggiungo che se fosse rientrato in Brasile, secondo me in Europa sarebbe approdato attraverso un’altra via. C’era la sua intenzione di dire ‘Mah, non so cosa fare, qua mi considerano poco, vedo che ci sono tante porte chiuse…’. Invece alla fine ha trovato aperta una porta che per lui si è rivelata significativa”.

Col senno del poi, ha fatto anche bene a preferire il Chelsea al Manchester City.

“Secondo me anche altre società lo cercavano, col senno del poi ha fatto bene ad accettare una sfida significativa e affascinante, approdando anche nel massimo campionato europeo. Probabilmente ha sentito addosso la giusta considerazione e la possibilità di giocarsela e di dimostrare che poteva far qualcosa di significativo e che potesse restare. In effetti è stato così”.

Jorginho italian midlefer during the 2020 European qualifications Italian vs Greek on October 11 2019 at the Olimpico in Roma (Antonio Balasco)

E’ un po’ un peccato che Jorginho non sia più in Serie A?

“Ma certo che lo è. Io personalmente ho sentito qualche amico, che ai tempi lavorava con società di prim’ordine in Italia, e ho cercato di metterli un po’ sull’attenti per evitare che un giocatore del genere uscisse dal campionato italiano. Però lì ci sono delle dinamiche che faccio fatica a conoscere. Dopo c’era qualcuno che ha sempre sostenuto la leggerezza di questo ragazzo. Che non è sicuramente un mostro di fisicità, però io ho sempre detto che lui ha sopperito queste mancanze: innanzitutto, non è leggero. Picchia come un fabbro, non tira mai indietro la gamba. E ha grande lettura delle situazioni. Ha una grande capacità di anticipazione. Se tu riesci ad anticipare, tante volte, nella prevenzione non devi entrare a gamba tesa sulle situazioni di difficoltà. Questa sua qualità anche in fase di non possesso, il posizionamento corretto, l’intercettamento delle traiettorie, sono delle cose che uno fa senza bisogno di essere 190cm per 90 kg di muscoli“.

Forse è anche un discorso di cultura. Magari anche nei settori giovanili si preferisce il ragazzo già formato fisicamente, snobbando calciatori come Jorginho.

Sì, sicuramente. La sua grande fortuna sono state le cose giuste al momento giusto. Siamo stati tutti bravi e fortunati, noi e lui. In un momento fertile della sua carriera ha fatto un’esperienza coi grandi, che altri coetanei molto più quotati di lui in partenza non hanno fatto. Giocare 30 partite, più la Coppa Italia a 19 anni in una Serie C2 che posso garantire, per certi versi, era migliore dell’attuale Lega Pro. Tanti club di allora, inseriti nell’attuale Lega Pro, potevano benissimo competere. Quindi per lui è stato performante giocare a quei livelli a 19 anni. Voglio dire che tanti giocatori, che hanno caratteristiche simili, trovano difficoltà a giocare in Serie D e capisci che la maturazione arriva in una fascia successiva e in quel percorso tanti giocatori si perdono e finiscono nelle categorie minori“.

Riuscirà a prendere per mano la Nazionale per un buon cammino all’Europeo?

Lui ha dimostrato già da giovane di avere personalità. Perché in tutti i gruppi nei quali è stato si è fatto voler bene. E’ anche una sorta di uomo-simbolo, che imprime della leadership, parla per tutti, è un punto di riferimento. Sente il presidente, parla alla squadra… Tra i giocatori che guardi negli occhi, guardi Jorginho. Sai di avere un feedback. Se gli affidi dei compiti, lui li porta a termine. La sua dimensione è diventata enorme. Io gli ho mandato dei messaggi, ma non ha tempo per rispondermi. Io sono stato solo un percorso di quello che poi è diventata la sua carriera. Oggi è un marchio, non è solo un discorso di prestazioni sportivo. E’ un qualcosa di enorme, di gigantesco. Ma nonostante questo, mantiene un profilo umile. Lui ha fatto un’intervista, dopo la finale, dicendo di dover continuare ancora a migliorare in vista degli Europei. Non è uno che si è montato la testa, mantiene il suo equilibrio. Ci sta che cambino le amicizie, gli scenari. Hai la possibilità di permetterti le migliori cose. Credo che lui di me e del gruppo di lavoro si ricordi, gli abbiamo dato un piccolo contributo nel corso della sua carriera. Quando tira fuori quelli che sono stati i suoi trascorsi, e quindi anche la Sambonifacese, in questo modo vuole ringraziare tutti. Mi sono sempre interessato, anche perché finito il calciomercato un ds dev’essere bravo a gestire la quotidianità. E in tutto questo lui, essendo giovane, andava controllato e monitorato. Non ha mai creato mezzo problema”.

celebrate goal Jorginho italian midlefer during the 2020 European qualifications Italian vs Greek on October 11 2019 at the Olimpico in Roma (Antonio Balasco)

Lei prima ha nominato dei calciatori che forse erano anche più quotati di Jorginho.

“Fare nomi e cognomi non è corretto. Tuttavia, tornando a quello che è il suo percorso di provenienza, posso dire che Jorginho arriva da una sorta di ‘Primavera 3’, nel nostro mercato alcuni giocatori sono andati dalla Primavera 1, nel comporre quella squadra. Quindi, sulla linea di partenza, lui partiva come la quinta o sesta scelta. E chi era in pole position, piano piano è stato sopraffatto. Ti dirò di più, e questa è una critica che faccio al movimento dello scouting italiano: in quell’anno lì arrivavano per vedere giocatori che oggi giocano in Promozione. Non sono mai venuti a vedere Jorginho, eccetto Gibellini, il direttore del Verona. E questa è una grande mancanza. Jorginho l’hanno scoperto quando lo hanno lanciato in Serie B. Voglio dire che se qualcuno avesse voluto investire qualcosa, poteva trovare un momento opportuno per portarselo a casa con poco. C’è stato un attimo a Verona in cui non era la prima scelta. A un certo punto ha avuto l’opportunità di giocare, perché Mandorlini non aveva alternative e ha dovuto puntare su di lui. Lo ha responsabilizzato e ha capito che poteva dargli qualcosa. Di fatto, non lo ha mai più tolto dal campo. Ha dato prima spazio alle ‘certezze’, poi per infortuni o squalifiche, si è dovuto rivolgere alle seconde linee, tra le quali Jorginho”.

Nico Bastone

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