Dove è finito il Napoli bello, pimpante, cinico e vincente di qualche settimana fa? Quello, cioè, che batteva le avversarie con potenza, convinzione e desiderio di rincorrere la famosa zona Champions che tanto sta a cuore a tutti. Ben cinque i successi consecutivi, ad un certo punto si incassavano punti senza subire neanche un gol. All’indomani della batosta in casa del Genoa si cambiò registro e De Sanctis rimase imbattuto contro Cesena, Milan, Chievo, Fiorentina e Inter. Il portiere capitolò solo con il Parma ma alla fine il successo fece passare inosservata la rete subita. Anche al tris di Larrivey non venne dato peso poiché il Napoli di gol ne fece sei. In quel momento, però, suonò il campanello d’allarme. Il reparto arretrato stava cominciando a perdere colpi. Non a caso a Londra con il Chelsea la squadra partenopea venne impallinata dai Blues e disse addio ai quarti di finale Champions proprio sul più bello. A Udine ancora altri due segnature, fortunatamente la ci mise una pezza Cavani. In Coppa Italia tutto è filato liscio con la conquista della finale ma domenica pomeriggio al San Paolo è successo l’impossibile. Sopra di due gol, gli azzurri si sono fatti riprendere dal Catania in quindici minuti. L’uno due degli etnei ha ridimensionato le velleità di un Napoli che sembrava in grado di poter stare tranquillamente al pari della Lazio nella lotta per il terzo posto. A Fuorigrotta, nel primo match pomeridiano domenicale della stagione, si sono visti i fantasmi di gennaio. C’è stato un ritorno al passato che non promette nulla di buono. In attacco, dopo la perla di Dzemaili e il sigillo del Matador, c’è stata la possibilità di aumentare il bottino ma si è sprecato incredibilmente. È mancato il cinismo di dare il colpo del ko ad un’avversaria che ha avuto il merito di non arrendersi mai. Certo, avesse subito anche la terza rete sarebbe stato molto difficile rimontare. Invece l’ha fatto grazie ad una difesa distratta e incapace di comandare il gioco aereo dai calci da fermo. I siciliani hanno agguantato il risultato sfruttando due corner, uno da sinistra, l’altro da destra. Prima Spolli e poi Lanzafame hanno rovinato la festa ai cinquantamila tifosi presenti sugli spalti. Fino a quando era rimasto in campo Fernandez, non c’erano stati troppi pericoli dalle parti di De Sanctis. Grazie al suo fisico imperioso aveva preso tutte le palle di testa. Appena è stato sostituito non si è capito più nulla. Con Cannavaro centrale si è abbassata l’altezza e i marcantoni siciliani ne hanno approfittato. Un vero peccato perché sono stati gettati al vento due punti che sarebbero diventati oro per la rincorsa alla zona Champions. A partire da domani, giorno della ripresa, Mazzarri deve capire bene i motivi di questo blackout della retroguardia. Lui stesso si è arrabbiato ammonendo tutti: «Una grande squadra non può pareggiare così», ha detto al termine dell’incontro. Questo handicap ha già fatto danni in Champions e li sta continuando a fare mettendo a serio rischio la riconquista dell’Europa che conta. Non è possibile che alla prima occasione gli avversari passano in vantaggio. Era successo anche a Udine dove Pinzi si era trasformato in fenomeno segnando e consentendo a Di Natale di raddoppiare. Poi fortunatamente, grazie alla grinta del Matador, si riuscì a rimediare con un 2-2 insperato. Nessuno vuole rivedere il Napoli di gennaio, quello che pareggiò con Bologna e Siena e perse addirittura contro il Genoa. Un Genoa che da allora ha avuto molte difficoltà a vincere nuovamente. Non a caso i grifoni sono stati contestati dal proprio pubblico. C’è bisogno di una svolta veloce, non si può aspettare più altro tempo. I conti non sono ancora chiusi per il terzo posto a patto che si torni ad essere il Napoli di una volta. Mancano nove partite al termine della stagione e ci sono degli scontri diretti che potrebbero cambiare nuovamente le sorti della classifica. Già domenica c’è la possibilità di vestirsi da grande per giocare alla pari con la Juventus a casa propria. Poi si andrà a Roma per sfidare la Lazio.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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