Una leggenda. Edinson Cavani sta stupendo tutti a suon di gol. Non conosce ostacoli l’attaccante del Napoli. Ormai segna in qualsiasi competizione, che si tratti di campionato, Champions League o Coppa Italia. È diventato un vero e proprio re Mida per la gioia di Aurelio De Laurentiis. Quando il patron lo comprò dal Palermo, nonostante in rosa ci fosse ancora Quagliarella, se lo sentiva che questo sudamericano avrebbe tramutato in oro ogni pallone che toccava. D’altronde Edi si presentò al popolo partenopeo con una doppietta al suo esordio nei preliminari di Champions League in casa dell’Elfsborg. Neanche il tempo di farsi conoscere al nuovo pubblico che già aveva due gol in cassaforte. Da quel momento in poi non si è più fermato fino ad arrivare all’altra sera dove, oltre al cinquantesimo gol in maglia azzurra, ha firmato anche il cinquantunesimo. E non a pinco pallino, ma all’Inter. Il povero Castellazzi sperava di potersela cavare ai rigori ed invece ha dovuto pagare anche lui dazio al cospetto di Cavani. Al termine della scorsa stagione si pensava che il Matador avesse stupito tutti in un anno davvero straordinario per il Napoli. Nessuno si spiegava come un attaccante, che al Palermo al massimo segnava tredici reti, potesse incredibilmente diventare uno dei bomber più concreti del mondo. I soloni della pedata erano convinti che non si sarebbe ripetuto. Confortati da una partenza non esplosiva. In verità la tripletta rifilata al Milan aveva fatto sognare ma poi si fermò incredibilmente. E giù le critiche. Il diretto interessato, però, convinto della propria forza non si demoralizzò. Aiutato dalla famiglia e dagli amici più cari riprese a correre e da allora sta correndo ancora. Nelle ultime sei gare si è fermato solo col Siena domenica scorsa. Avesse realizzato quel rigore maledetto avrebbe avuto una continuità incredibile. Si è rifatto con gli interessi mercoledì sera contro l’Inter. Il dato confortante è che Cavani è in linea con la passata stagione. Quest’anno, a metà percorso, ha siglato diciotto reti: 11 in campionato, 4 in Champions e 3 in Coppa Italia. Nel 2011, in verità, le griffe erano venti ma c’erano due partite in più disputate. Compresa quella in casa dell’Elfsborg dove l’uruguagio segnò una doppietta. Quindi, la differenza se c’è, è minima. «Ora voglio vincere la Coppa Italia », Cavani non ha nascosto le sue velleità per il prossimo futuro. Una volta superato l’ostacolo Inter tra il Napoli e la finale dell’Olimpico c’è il Siena. Proprio non ci si può fidare dei toscani ma negli incontri di andata e ritorno delle semifinali vale la pena far valere la legge Champions. Si dovrà andare in campo per disputare la partita perfetta. Una volta lasciatosi alle spalle i toscani si potrebbe già vantare la qualificazione in Europa League. A prescindere dalla vittoria o meno del trofeo tricolore. È naturale che una volta sbarcati nella Capitale vale la pena “conquistarla”. Sarebbe prestigioso per Cavani, ma per tutto il Napoli e i napoletani, aggiudicarsi un trofeo vero da mettere con vanto in bacheca. Per De Laurentiis sarebbe l’ennesimo successo da quando diventò presidente di una società prelevata dal fallimento nel 2004. Impossibile accontentarsi. Bella la Coppa Italia e magari la qualificazione in Europa League, ma la Champions è tutta un’altra cosa. Cavani lo sa bene perché quest’anno è stato protagonista anche nella massima competizione internazionale. Ben quattro i gol che hanno permesso al Napoli di far fuori il City nella fase a gironi. Adesso, però, servono le reti anche per risalire la classifica. Non si può gettare la spugna quando manca ancora un girone di ritorno da disputare. Domenica si riparte da Marassi dove c’è un Genoa che sembra non aver risolto totalmente i suoi problemi. È arrivato Pasquale Marino al posto di quel Malesani mandato a casa dopo il disastro del San Paolo. Qualcosa è cambiato rispetto a dicembre ma Cavani è sempre lo stesso. E non ha alcuna voglia di fermarsi proprio adesso.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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