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Sacchi su Milan-Parma: “I rossoneri torneranno in alto, viene prima il club poi il gioco. Sul Parma dico che…”

"I rossoneri stiano attenti, i ragazzi di D'Aversa davanti vanno come missili"

La “sua” partita è un incrocio di emozioni e aneddoti, di improvvisi e malinconici ritorni al passato e altrettanti rapidi scatti in avanti, alla sua maniera, verso il presente e il futuro. Milan-Parma, per Arrigo Sacchi, è la sfida tra le due squadre della sua vita, “due società e due città che mi hanno dato moltissimo e alle quali mi auguro di aver restituito qualcosa attraverso il bel gioco. Senza il Parma prima e il Milan poi io non sarei mai diventato quello che sono: logico che mi senta debitore”.

Estate 1985, il Parma la ingaggia. Ricorda?
“Presidente Ernesto Ceresini, Riccardo Sogliano d.s. Mi dicono: vogliamo fare una squadra di giovani. Rispondo: ci sto. Il regista, Augusto Gabriele, lo comprammo sulla spiaggia di Pinarella a Cervia. Il difensore centrale era Gianluca Signorini: non aveva mai giocato a zona, imparò in un mese. In attacco feci esordire Alessandro Melli che aveva 16 anni. Vincemmo il campionato di Serie C giocando un bel calcio e la gente si entusiasmò”.

E l’anno dopo sfioraste l’impresa della promozione in A.
“Avevamo una squadra di ragazzini, ci mancava un po’ di esperienza. Però vincemmo due volte a San Siro contro il Milan in Coppa Italia: la prima volta segnò Fontolan, la seconda Bortolazzi. Che gioia! Ricordo ancora a memoria la formazione della prima sfida: Ferrari in porta; linea di difesa con Mussi, Bruno, Signorini e Bianchi; a centrocampo Galassi, Bortolazzi e Fiorin; in attacco Valoti, Melli e Fontolan. Età media: 21 anni”.
E così lei conquistò Berlusconi che la portò al Milan.
“Il Cavaliere è un uomo pratico. Mi disse: “Se lei fa giocare così il Parma, con una banda di ragazzini, chissà che cosa può fare con il Milan”. Gli risposi: “Dipende dalla disponibilità che mi danno i giocatori”. Appena arrivato a Milanello, con Pincolini, concordai di diminuire i carichi di lavoro del 20%. “Questi non sono abituati: se li alleniamo come a Parma, li ammazziamo”.
Se il Milan è stato il suo palcoscenico, che cosa ha rappresentato Parma?
“Mi sbalordì subito, e mi sbalordisce ancora ogni volta che ci torno, il grado di civiltà, di educazione e di rispetto. Pensai: qui hanno pazienza, qui ti aspettano, qui si può programmare e fare calcio senza buttare via i soldi. È il luogo ideale per far crescere i giovani”.
Lei, a Parma, ha lavorato anche da dirigente.
“Prima sono tornato come allenatore nel 2001, anche se avevo giurato che non sarei mai più andato in panchina. Ma per il Parma sono venuto meno al giuramento quando il cavalier Tanzi mi ha chiamato. E poi ho fatto il direttore tecnico e gestito un periodo delicato, quello successivo al crac Parmalat”.
Dai Dilettanti al sesto posto in Serie A in soli tre anni: anche il Parma di oggi stupisce.
“Una cavalcata meravigliosa, successi tutti meritati. Il fatto è che Parma è una città di persone di alto livello, con idee chiare e ora raccolgono i frutti del lavoro. Non sprecano risorse economiche, non sbandierano grandi ambizioni: fanno il passo secondo la lunghezza della gamba. Bravi. Adesso non resta che migliorare il settore giovanile e affidarsi a istruttori validi per costruire nuovi calciatori”.
Che ne pensa dell’allenatore D’Aversa?
“Ha fatto risultati importanti e di questo gli va dato merito. Io amo di più gli allenatori che chiedono alle loro squadre di impossessarsi del gioco, si sa, ma non si può negare che D’Aversa abbia fatto grandissime cose. La squadra è costruita benissimo, Inglese e Gervinho si integrano alla perfezione. È vero che giocano molto sul contropiede, ma sono proprio una squadra di eroi: tutti danno il 200%, si sacrificano, lottano. Gente perbene che merita il posto che si è conquistato”.
Veniamo al Milan: che momento sta vivendo?
“Mi sembra che sia stato molto sfortunato. Tanti infortuni, e tutti piuttosto gravi, in una sola stagione è difficile vederli. E quando hai simili problemi è complicato mettere insieme una squadra di alto livello. Eppure Gattuso ci sta riuscendo: lui sì che mi sta sorprendendo”.
Le piace come fa giocare il Milan?
“Sta studiando da grande, vedo che si impegna moltissimo, che è sempre concentrato sul lavoro. È un ragazzo straordinario, generoso, appassionato. E poi ha riportato al Milan ciò che negli ultimi anni mancava: il senso di appartenenza. Il Milan, dopo il Real Madrid, è la squadra che ha vinto di più, ma si era perso l’orgoglio di indossare una maglia tanto importante. Ringhio ha rimesso questo sentimento fondamentale al centro del campo”.
Contro il Parma che partita sarà?
“Il Milan dovrà stare molto attento, perché i ragazzi di D’Aversa sono ben organizzati in fase difensiva e davanti vanno come i missili. E poi sono in un momento magico. Il Milan, invece, ha speso parecchie energie in Europa League e ha avuto poco tempo per recuperare”.
Quindi cosa dobbiamo aspettarci?
“Non lo so nemmeno io. Dal punto di vista tecnico il Milan è superiore, ma non sempre si vince con la tecnica”.
Però il Milan, adesso, sembra sulla strada giusta dopo aver tanto tribolato.
“La società si sta organizzando. Il presidente Scaroni è una garanzia. E Leonardo e Maldini sono uomini che conoscono il calcio e sanno che cosa fare. Per Gattuso questi sono punti di riferimento importanti. Piano piano, il Milan tornerà ad altissimi livelli. Lo ripeto sempre: prima c’è il club, poi il gioco, e infine i giocatori. Guardate il Parma: ha seguito questa linea e adesso è sesto in classifica”.
Fonte: Gazzetta.it
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