Arrigo Sacchi, ex allenatore di Milan e della Nazionale italiana, è stato intervistato dal Corriere della Sera, ecco quanto evidenziato dalla redazione di IamNaples.it:

Chi vince lo scudetto? 
“La Juve, i bianconeri hanno molto più personalità delle altre. Anzi, mi correggo: solo la Juve può perderlo. Il Napoli però è la squadra che mi piace di più, la più armoniosa, come gioco è fra le tre migliori al mondo. E Sarri è un genio”.

Il Napoli quindi non vincerà?
“Perché il Napoli è condannato a giocare in maniera perfetta. Ha un gruppo eccezionale, idee, qualità. Però i singoli mancano di forza fisica, esperienza, storia. Quando c’è da stringere i denti nei momenti difficili si perdono, e a un certo livello i momenti in cui non si può giocare bene capitano. La strada però è giusta, ogni mese che passa il Napoli si migliora. L’anno scorso ha perso Higuain e poi anche Milik, eppure ha segnato più gol. Prima o poi sarà da scudetto, magari lo diventa già quest’anno”.

Cosa intendeva prima con superiorità caratteriale della Juve?
“La forza mentale che, è unita a individualità eccelse e a una società fra le prime cinque al mondo, le dà punti in più già in partenza. Anche se a me non piace quel messaggio del “conta solo vincere”. Io, sapete, la penso in maniera diversa. Però un consiglio ad Agnelli lo darei: di provare a fare un passo in avanti per unire merito, bellezza e vittoria“.

La Roma?
“Quando arrivai a Milano nel 1987 vedendo che per la strada tutti andavano di corsa subito pensai: questo è il posto perfetto per il pressing. Ecco, Roma è una città complessa, esigente. Sono arrivati secondi ma la gente non era felice”.

A proposito: le milanesi?
“Società, squadra, individuo, in quest’ordine: l’organizzazione è piramidale, in cima c’è sempre il club. Quindi innanzi tutto c’è da capire come si muoveranno le nuove proprietà. Spalletti mi piace molto ma già negli anni passati all’Inter c’erano ottimi allenatori, eppure è andata male. Forse il problema era l’Inter, non l’allenatore“.

Il Milan ha speso 190 milioni, rispetto a due mesi fa è un’altra squadra.
Montella mi piaceva alla Fiorentina, ora mi sembra un filo più tatticista. Mi pare che Mirabelli, che non conosco, gli stia consegnando una buona squadra, che si sia mosso positivamente. Mi sembrano acquisti giusti. Però sapete come la penso, non i soldi ma le idee”.

Quindi chissà cosa pensa dei 220 milioni di Neymar.
“Qui ci sono due riflessioni distinte. La prima. Che le società siano più ricche e quindi nel sistema circoli maggior denaro è normale, è l’economia moderna. Non è più sport ma spettacolo sportivo, c’è maggiore audience quindi più denaro. Non mi scandalizzo. L’altra riguarda i giocatori, chi cioè agisce solo per convenienza economica. Beh, penso che sia un errore. Ripenso a Shevchenko e Kakà, mai più stati gli stessi lontano dal Milan. L’avidità ti distrugge, ti schiavizza. Il calcio si nutre di passione, di coraggio. Il coraggio rende liberi, come le idee, come la bellezza”.

Non vede miglioramenti?
“Qualcosa si muove, la globalizzazione aiuta. In tv vediamo spettacoli migliori e così lentamente ci stiamo adeguando. Per emulazione. Oggi c’è un buon gruppo di allenatori che insegnano alle loro squadre a essere dominus delle partite: Giampaolo, Di Francesco, Spalletti, Sousa, Gasperini. E poi alcuni ragazzi stanno crescendo, sono gli effetti del duro lavoro che abbiamo fatto fra 2010 e oggi sulle nazionali. Belotti, Insigne, Immobile, Florenzi, Romagnoli, Rugani: la direzione è quella giusta. Però…”.

Però?
“Però continuano a giocare pochi italiani e questo è un problema enorme per la Nazionale. Dov’è l’orgoglio italiano?”.

 

 

Oggi in giro vede un altro Sacchi?
“Lo dicevo ieri al mio vicino di ombrellone, qui a Milano Marittima: magari. Se trent’anni dopo mi chiedono ancora l’autografo e le interviste, significa che non siamo andati molto avanti. Purtroppo”.