Si è visto proporre un rinnovo di contratto triennale, un inedito per lui che firmava empre di anno in anno peer tutelare prima di tutto la propria libertà. Stavolta Sabatini ha ceduto e ha detto sì. Convinto che con questa Roma si potrà togliere grosse soddisfazioni. Ma ieri il direttore sportivo era molto arrabbiato per la questione De Rossi.
Squalifica confermata. La sua posizione?
«Per me il fatto non sussiste. So che non sono popolare per la cognizione della collettività: ma quello che ha fatto Daniele credo sia stato solo un eccesso tattico, una contromisura in un grappolo di uomini in area di rigore. Lui lo ha fatto troppo vivacemente ma non ha toccato con il pugno l’avversario. Non c’era alcuna cattiveria, la definirei furbizia. L’arbitro vede il grappolo di uomini ma non vede, perchè non c’è, il pugno. E’ una cosa eccessiva la conseguenza che si è configurata: mi è dispiaciuto. La televisione determina gli indirizzi, i pensieri e le decisioni: oggi siamo al loro servizio ma lì c’è stata la prima condanna del giocatore: per me è improprio, l’arbitro stava guardando. La prova televisiva si invoca quando l’arbitro non guarda. L’ho vissuta molto male questa cosa: nè dialettica, nè contraddittorio. Non penso mai ai complotti, credo in un calcio sano, stradaiolo: sono libero nei pensieri però vedo che la Roma è diventata l’oggetto presso le quali si applica la pena esemplare, la condanna esemplare. Una cosa sinistra. Non penso che nè questo club, nè questa città meriti questo trattamento».
Questo ha impedito a De Rossi anche di andare in Nazionale…
«Prima lo hanno giudicato le televisioni, poi il commissario tecnico ha condannato il giocatore. Credo fosse meglio convocarlo, avrebbe potuto dare seguito a quello che dice il codice etico».
Il rinnovo triennale. Un inedito
«Mi ha fatto molto piacere, è un inedito per le mie abitudini ma era inevitabile perchè Pallotta tiene molto al suo gruppo di lavoro, ho voluto assecondarlo. E poi faccio fatica a vedermi altrove, penso che la Roma sia la mia tappa finale, non voglio pensare ad un’altra squadra. La Roma è un progetto quotidiano, fatto di lavoro e idee. Mi ha convinto questo progetto che stiamo portando avanti per una grande squadra e una grande città, tutti i giorni sviluppiamo un unico progetto. Porterò questa squadra a livelli molto alti e ll’obbiettivo è che ci rimanga. E’ il motivo per cui faccio questo mestiere. I primi due anni sono stati etichettati come fallimentari senza rivendicazioni particolari, in un giorno non si crea nulla, di quei due anni si racconta soltanto delle sconfitte e delle figura negativa di Baldini. Io cercherei di ripristinare la verità, Baldini mi ha portato qui e lo ringrazio. Ha fatto cose importanti e abbiamo lavorato bene insieme, è stato parte di quelli che sono stati chiamati due anni di insuccessi e che io invece chiamo buoni risultati, seppur migliorabili».
Una Roma capace di contrastare la stratosferica Juve.
«Io ci credevo. Magari non immaginavo che i punti di queste prime 26 giornate sarebbero stati gli stessi della Juve scudettata dello scorso anno. Però la squadra è forte ed era una speranza concreta. Vedevo questi calciatori come un gruppo di persone che si era riunita a tavola per svuotare le tasche per mettere tutto a disposizione degli altri. Ma questo non basta, hanno anche tanta qualità».
Giusto il distacco attuale tra le due squadre?
«Trovo giusto tutto ciò che succede nel calcio. La Juventus è un pochino più fortunata di noi ad oggi, però dobbiamo riconoscerle grandi meriti. Il campionato è ancora in corso e vogliamo difendere la seconda posizione, lo vogliono tutti e sappiamo che non è finita nanche per il primo posto».
Sugli errori arbitrali Sabatini è stato esplicito.
«Riguardando le cose la domenica sera qualche rammarico c’è. Parlavo di fortuna cosmica ma mi riferivo anche alle decisioni, anche se non ne farei un discorso primario. Noi dobbiamo vincere tutte le partite con le nostre risorse e sperare che gli altri rallentino».
Fonte: Corriere dello Sport
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