Ma può la cosiddetta Capitale del Sud avvicinarsi al San Paolo ed avvertire l’acqua alla gola per un certificato di agibilità che danza nel vuoto? Ma si può restare aggrappati al vago senso della precarietà, con il calendario che fa girare le sue pagine velocemente, il 30 giugno che ormai è arrivato, il 9 luglio che è alle porte, il 10 che è oltre quell’uscio e restare (simbolicamente) al di qua delle transenne d’un impianto che mostra per intero le proprie crepe? Sarà mai possibile che ci sia una così evidente forbice tra l’efficienza (attuale) del Napoli e l’inefficienza della macchina amministrativa che nel tempo (nei secoli dei secoli, verrebbe da dire, perché questa vicenda ha altri padri politici)?
LAVORI FORZATI – Si gioca, tra un po’, e magari si riuscirà a farlo in quel San Paolo che resta aperto come cantiere al sabato e alla domenica, che si affida allo spirito di sacrificio di nove aziende «convocate» dal Napoli per un match che ha un sapore specialissimo: evitare un doloroso (ancorché costosissimo) trasferimento a Palermo, scongiurare il rischio di una figuraccia che rappresenterebbe una macchia (innanzitutto) per Napoli e un pregiudizio (anche economico) per il Napoli.
RINNOVIAMO – Il Napoli ha le idee chiare, ha «studiato» in giro per l’Europa e saprebbe come fare, dove intervenire, come sussurrato da De Laurentiis in un recentissimo passato: «Io ho un progetto in testa da quattro anni» . Ci sono immagini che restano: l’Allianz Arena ha stordito chiunque, Napoli compreso, che ha avuto modo di osservare quel capolavoro di modernismo dalla pancia; ma niente male, anzi, persino il vecchio Old Trafford, che lascia traspirare storia e pure efficienza. Il tour di De Laurentiis – nei mesi scorsi – è stato ampio: mica solo l’Etihad Stadium (quello del City) o Stamford Bridge (quello del Chelsea); analisi sparse anche tra l’Emirates (dove gioca l’Arsenal) e Amsterdam e Eindhoven.
LA FERITA – Il san Paolo ha problemi misti sui quali il Napoli, in accordo con il Comune, ha cominciato a lavorare dal 13 maggio: manco il tempo di emettere il triplice fischio di chiusura della stagione e si cominciava a spicconare gli intonaci, a rimuovere le infiltrazioni, a ripristinare i cupolini; a rifare i bagni crollati in una delle curve e a restituire dignità a quelli degli altri settori; ad intervenire sull’impianto di illuminazione. Venerdì De Laurentiis e il sindaco De Magistris hanno parlato, ma solo del certificato di agibilità, che è la condizione irrinunciabile per non doversi ritrovare costretti a mettere la palla al centro alla favorita e ieri il primo cittadino ha di nuovo espresso, stavolta attraverso Crc, il suo personale ottimismo: «Io sono fiducioso e ci sto mettendo la faccia. Nel passato c’è stata un po’ di superficialità ma adesso stiamo facendo in modo da programmare uno stadio nuovo: e questa la volontà comune del sottoscritto e di De Laurentiis. Quando si parla di agibilità si parla di sicurezza: stiamo procedendo ma non voglio neanche prendere in considerazione l’ipotesi che il Napoli debba giocare altrove» .
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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