Finalmente un sorriso. L’Italrugby non tradisce, non nell’ultimo appuntamento, quello più importante se non altro perchp era anche quello in cui la vittoria non era un sogno. L’Olimpico ha spinto i ragazzi di Jacques Brunel oltre l’ostacolo, quella Scozia a cui, con gioia, cediamo lo scettro che non nessuno vuole reggere nel Sei Nazioni. Quel Cucchiaio di Legno che nessuno vuole, ma a cui l’Italia purtroppo negli ultimi anni era stata troppo abituata. E invece il grande cuore azzurro, fatto di difesa, testardaggine e anche un po’ di fosforo nei momenti giusti ci regalano un pomeriggio romano fatto di sorrisi tricolori. La meta di Venditti strappa il primo urlo, il drop di Burton nel finale sa di ultimo chiodo sulla bara (sportivamente parlando) scozzese. Alla fine è 13-6: l’Italia sa ancora vincere e lo ha dimostrato oggi.
CASTRO C’E’, QUANTA ESPERIENZA – Brunel, complice anche l’infortunio di Ghiraldini che riapre le porte della formazione titolare a Ongaro, si affida a un’Italia esperta, la più esperta della storia, con 822 caps tutte dall’inizio. Sette i cambi rispetto all’ultimo match con il Galles: Castrogiovanni, stoico, entra in campo con una costola fratturata.
TANTO LAVORO, POCHI PUNTI – Si parte, di fronte ai 70.000 dell’Olimpico e si capisce subito che l’atmosfera è quella dei grandi eventi: gli azzurri sono determinati e lo dimostrano da un approccio assolutamente azzeccato. Al 5′ Hamilton ci concede un calcio, ma l’arbitro lo gira ai nostri avversari per una reazione scomposta di Ongaro. Al 10′ l’Italia colpisce: è Bergamasco a centrare i pali da posizione centrale. La Scozia abbozza una reazione ma non è precisa né in mischia né in touche: al 23′ ecco la seconda chance del match per Bergamasco, che questa volta non trova il bersaglio da distanza ragguardevole. L’Italia continua ad attaccare però e al 25′ Geldenhuys viene tirato giù a cinque metri dalla linea di meta avversaria. Sugli sviluppi arretriamo di qualche metro e Burton prova il drop: peccato che davanti a lui si sia già stagliato il muro scozzese. I nostri avversari non sono pericolosi ma alla prima puntata vanno a punti: è un calcio di Laidlaw praticamente da metà campo a fare 3-3 al 36′. Due minuti dopo altra opportunità per i nostri: calcetto e cartellino giallo a De Luca. Bergamasco sbaglia ancora (1/3) ma l’Italia può sfruttare l’uomo in più a cavallo dei due tempi.
SUBITO LO SQUILLO, POI L’ESPERIENZA – Detto, fatto e l’Italia marca a inizio ripresa: è Venditti a trovare il varco giusto dopo un’azione insistita su tutto il fronte offensivo. Burton, e non Bergamasco, trasforma e al 45′ siamo sul 10-3. Gli scozzessi vorrebbero subito accorciare il gap, ma Laidlaw questa volta non trova i pali da posizione non impossibile. E’ sempre l’Italia però a fare la partita: al 56′ arriva un altro cartellino giallo per la Scozia, che perde Hamilton (ingresso laterale, l’ennesimo dei Blues) per dieci minuti. L’Olimpico tributa il giusto applauso a Ongaro, che saluta la nazionale azzurra. Intanto i Blues però iniziano a fare sul serio: Castrogiovanni comincia a mollare, i nostri diventano fallosi, concedendo altre opportunità al calcio agli Highlanders. Laidlaw fa 10-6 al 61′, al 66′ perdiamo Zanni per un fallo che gli costa un cartellino giallo e un minuto dopo è Castro ad alzare bandiera bianca. Il finale è una sofferenza inenarrabile: nel frattempo, su un rinvio, si fa male anche Canale, i cambi provano a non far rimpiangere i titolari. L’Italia soffre, ma riesce ancora a colpire in attacco: è Burton, al 78′, ad allentare la tensione estraendo il coniglio dal cappello. Drop e 13-6 che fa esultare l’Olimpico. Gli ultimi secondi sono quelli dell’attesa, poi la festa azzurra può scoppiare. Abbiamo vinto, finalmente.
CASTRO SUPERLATIVO, MISSIONE COMPIUTA – Ha vinto la squadra…più squadra. L’Italia ha dimostrato di essere più solida dell’avversario, nonostante gli infortuni e gli acciacchi dei propri giocatori di maggior rilievo. La Scozia invece ha confermato tutti i limiti messi in mostra negli ultimi tempi: quelli di una squadra guidata da un allenatore in picchiata, Andy Robinson, che difficilmente sarà riconfermato dopo gli ultimi eventi. Gli azzurri hanno messo più voglia, più rabbia, più intensità degli avversari e ha indovinato le giocate giuste nei momenti in cui contava di più. Intendiamoci non abbiamo dominato, ma abbiamo vinto. E questo bastava oggi all’Olimpico di fronte a 70mila tifosi affamati di rugby. Castrogiovanni man of the match, e non poteva essere altrimenti: chi di voi sarebbe sceso in campo nelle sue condizioni? Ma soprattutto chi avrebbe ceduto il premio di migliore in campo al proprio compagno all’ultimo cap in nazionale, Fabio Ongaro. Lui l’ha fatto ed è per questo che oggi più che mai è il simbolo dell’Italia della palla ovale.
Fonte: Eurosport.yahoo.it
La Redazione
M.V.
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