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Bucarest, quando il calcio è una questione politica

Il calcio è politica, ma in Romania un po’ di più. Da sempre questo è uno sport utilizzato dai massimi esponenti politici mondiali per i propri scopi. Viene oltraggiato, stuprato, assassinato. Ma in Romania, e specialmente a Bucarest, un po’ di più. Ciò che è successo qualche anno fa in casa della Steaua Bucarest non ha avuto molto risalto in Italia. Ecco perché bisogna spiegare bene certe cose, per evitare fraintendimenti. La Steaua è da sempre la squadra del Ministero della Difesa. La Dinamo quella del Ministero degli Interni. Il Rapid quella del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Per farla breve, ogni politico ha una particolare influenza su una squadra.

Il caso Steaua

Curva FCSB

La Steaua, a differenza delle altre, è stata privatizzata nel ’98 e nel 2003 è passata nelle mani di George Becali. Politico, imprenditore e dirigente sportivo. Si potrebbe scrivere un libro sulla sua vita su quanto sia un personaggio particolare. Le persone comuni lo hanno semplicemente soprannominato “un pazzo scatenato”. Uno di quelli che rilascia interviste del tipo: “Qui non si vaccina nessuno“. E infatti nella Steaua nessuno è vaccinato. Qualche anno fa, precisamente nel 2013, il Ministero della Difesa -stanco di Becali come persona e dirigente- ha contestato in modo giudiziario la legittimità della privatizzazione. Alla fine ognuno è andato per la sua strada e a rimetterci è stata la Steaua Bucarest e i suoi tifosi. In che modo? La squadra è stata divisa in due: c’è la CSA Steaua Bucarest, ‘comandata’ dal Ministero della Difesa che l’ha reintegrata nella polisportiva dell’Esercito e che milita in Serie B, e la FCSB. Un po’ come se si creasse SSC Napoli 1 e SSC Napoli 2. I primi hanno conservato colori sociali e stemma storici, portandosi dietro i tifosi più ‘tradizionalisti’. I secondi, invece, hanno cambiato tutto. E sono anche andati via dal vecchio stadio Ghencea.

Stadio Ghencea che è stato completamente ristrutturato ed è diventato Stadionul Steaua, per volere del Ministero. Un autentico gioiellino, di quelli dove si utilizza l’ascensore per andare in tribuna stampa. L‘FCSB oggi utilizza l’Arena Nationala, lo stadio delle partite della nazionale rumena. La particolarità è che entrambe le squadre sfoggiano gli stessi titoli e la stessa data della fondazione, 1947.

Dinamo

Dinamo Bucarest-Chindia Targoviste

E poi c’è lei, la Dinamo. Una squadra che utilizza il proprio stadio dal 1952. Un impianto fatiscente, senza bagni o bar di alcun tipo. Di quelli che trasudano comunismo appena ci metti piede. Dove i tifosi e i giornalisti seguono il match uno di fianco all’altro. A meno che i suddetti giornalisti non vogliano seguire il tutto da una tribuna particolare, che è come se fosse un piccolo palazzo con un enorme vetrata, di fianco a quella del presidente –insultato pesantemente se le cose non vanno bene-. Uno stadio dove basta scavalcare una piccola rete per essere dalla curva alla tribuna, stile Serie A di quarant’anni fa. Pista d’atletica che è il doppio di quella del Maradona e capacità massima di 15 mila spettatori. Insomma, la partita non si vede. Però l’atmosfera e l’aria che si respirano sono da vivere e da raccontare. E’ storia e su questo non si discute. “Mio nonno era presente all’inaugurazione negli anni ’50 e io oggi sono qui. Non mi piace il calcio moderno, preferisco questo. E’ la nostra storia. Ma sono anche consapevole che alcune cose vadano cambiate“. E’ stato il pensiero di un accanito tifoso della Dinamo Bucarest poco prima della partita col Chindia Targoviste. Che dire, Bucarest è una città dalle mille sfaccettature.

Nico Bastone

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