Mazzarri la definisce una finale. E il tecnico del Napoli non è molto lontano dalla realtà. Perché stasera sul tavolo verde dell’Olimpico si gioca una mano decisiva del poker scudetto. La Roma ormai a «stelle e strisce» sa di non avere a disposizione molte prove d’appello. Il Napoli sa bene che le sue quotazioni potrebbero subire una impennata se uscisse indenne da un campo che, storicamente, non gli ha riservato grandissime soddisfazioni. Era il derby del sole e le previsioni meteo dovrebbero anche oggi confortare questa definizione. E’ la sfida fra le due squadre centro-meridionali che per prime sono state accolte nella Lega, inizialmente denominata Direttorio Divisioni Superiori. Insomma, un pezzo di storia del calcio, carico di passato, di una amicizia tra le due tifoserie evaporata nel tempo tanto da indurre i responsabili dell’ordine pubblico a organizzare un apposito «tavolo tecnico» per mettere a punto sistemi di controllo capaci di evitare stasera fenomeni spiacevoli. Erano anni, tanti anni, che questa partita non aveva una incidenza così diretta, esplicita, decisiva sull’assegnazione dello scudetto. Bisogna andare indietro nel tempo. Per carità, non si tratta di roba del Pleistocene, però già di un calcio che appesantisce gli archivi.
PRUZZO E MARADONA –Ventitré anni fa, l’ultima volta. Finì con il Milan che vinse lo scudetto, dopo aver inseguito a lungo il Napoli capolista (ora è il contrario). Una rimonta clamorosa, quella rossonera, primo successo dell’éra sacchiana. Clamorosa e chiacchierata. La Roma faceva da terzo incomodo. Pareggio all’Olimpico e vittoria giallorossa al San Paolo; settantamila a Roma sugli spalti; ottantamila a Napoli. L’epoca del calcio televisivo non era ancora cominciata. Quando nel girone di ritorno la squadra giallorossa allenata ancora daNils Liedholm calò al San Paolo, i campani avevano ancora un vantaggio di cinque punti sui rossoneri. Dopo i gol di Giannini e Oddi (Careca dimezzò soltanto le distanze), i punti si erano ridotti a quattro. In campo giocatori che sollecitano inevitabili nostalgie: da una parte Pruzzo e Voeller, Giannini e Conti; dall’altra Maradona e Careca, Giordano e Ferrara. Partite che fanno parte di una epopea, una epopea che in qualche maniera rivivrà stasera, con una partita tornata ai suoi fasti, quelli degli anni Ottanta. Perché, poi, le strade si sono divise. Si incrociano di nuovo adesso, con il Napoli che ha ritrovato la sua collocazione nel gotha del calcio italiano e la Roma che in quel gotha ha una collocazione consolidata.
GRANDI NUMERI – Nel nostro campionato, questo è un classico e lo è ancora di più adesso che ha un peso essenziale nella lotta per lo scudetto. I numeri sono quelli di una sfida calcistica carica di tradizione. Da quando esiste il calcio in Italia, Roma e Napoli si sono affrontati su un terreno di gioco ben 146 volte e ai tifosi hanno regalato qualcosa come 349 gol ( 197 di marca giallorossa e 152 tinti di azzurro). In campionato, la Roma prevale ( quarantacinque vittorie contro le trentasei del Napoli); nella Capitale il bilancio è decisamente favorevole ai giallorossi (ventinove vittorie e otto sconfitte). Alcune sfide si sono concluse con risultati clamorosi, come nella stagione 1958-59 quando la Roma vinse 8-0 o come nelle stagioni 1971-72 e 1980-81 quando il Napoli riuscì a prevalere due volte per 4-0. Ranieri, però, di questo confronto ha un ricordo decisamente negativo, soprattutto per via della partita di andata. Era l’inizio di ottobre, l’aria ancora tiepida. I giallorossi annaspavano, il Napoli già volava. Preoccupato, Ranieri andò in campo con un modulo per lui singolare (il 3-5-2). Risultato: novanta minuti di sofferenza con sconfitta finale. Stasera, altro giro, altra corsa.
La Redazione
C.T.
Fonte: Corriere dello Sport
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