ROMA – Ancora non lo vedono, ma lo sentono. Sentono nelle narici quel profumo forte che porta con sè lo scudetto. Lo sente la squadra, lo sente la sua gente, che canta Roma e abbraccia i giocatori mentre corrono sotto la Sud. La Roma ha vinto la partita più difficile di questa straordinaria serie di successi. L’ottava contro il Napoli, duro e solido per 70 minuti, anche senza Higuain. Ma anche la Roma ha vinto senza il suo numero uno: Higuain ha giocato gli ultimi 20’, Totti i primi 30’, poi è uscito. Ecco perché questa vittoria ha ancora qualcosa di più, è la conferma che la Roma è forte dentro e trova sempre il modo e il giocatore per colpire e affondare l’avversario. Se fino a poco tempo fa erano Gervinho e Totti, ieri è stato Pjanic, ispiratore ed esecutore dei momenti più felici e decisivi della Roma.
OCCASIONI BUTTATE – Al Napoli è mancata ancora una volta la qualità di Hamsik, contenuto da De Rossi in un’altra serata di grazia. E senza Higuain dovrebbe spettare allo slovacco portare la squadra oltre le sue difficoltà. Missione fallita anche se alla fine ad Hamsik e al resto della squadra resta il rimpianto di aver buttato via per due volte il vantaggio. Può sembrare strano che in 45 minuti di partita col marchio della Roma, le occasioni da gol più nitide siano state degli azzurri, con Pandev davanti a De Sanctis e col palo di Insigne. In realtà questo era dovuto all’idea che Benitez aveva trasmesso alla squadra nella preparazione della gara: controllare ogni zona del campo, rallentare il ritmo della Roma e colpirla in quei rari momenti in cui lascerà un po’ di spazio. Per 35’, la capolista ha cercato di più il suo gioco, mentre il Napoli ha rinunciato alla solita produzione offensiva. Anche negli anni scorsi, in partite come questa, giocava aspettando l’attimo per ribaltare la situazione. Ne ha avuti due, clamorosi, e li ha sprecati. Quello di Insigne è stato uno spreco doppio perché Maicon, cercando di chiudere in fretta, gli ha preso un polpaccio, Lorenzino ha barcollato, ma è rimasto in piedi per tirare (palo): fosse caduto, avrebbe preso il rigore e l’espulsione del terzino romanista.
CORSA BRASILIANA – La Roma è stata se stessa, anche se non straripante come sempre, questo le era impedito dalla fase difensiva del Napoli. Ha attaccato spesso con i due terzini anche contemporaneamente, ha cercato di accelerare la manovra quando entrava sulla scena Gervinho, ma la densità napoletana non consentiva troppi slanci. Sull’ivoriano oltre a Maggio, suo avversario diretto, si allargavano sia Behrami che Albiol. Il momento più difficile del Napoli è arrivato intorno al 20’, quando Maicon ha preso il sopravvento fisico su Insigne e tecnico su Mesto. Poco prima, Gervinho (assist di Pjanic) aveva sbagliato una buona occasione. Garcia lo ha poi spostato a destra (con Florenzi a sinistra) cercando di alimentare la catena con Maicon e la Roma è arrivata spesso alla conclusione, anche se dalla distanza. Il Napoli ha perso l’attimo, anzi, gli attimi, prima con Pandev (assist di Insigne) che De Sanctis ha ipnotizzato (tiro smorzato e palla sparata via vicino alla linea di porta da De Rossi) e poi con Insigne (assist di Pandev). Sbagliare due gol così, in una partita così, è imperdonabile.
ALLA MARADONA – Era una partita vibrante, ma non memorabile sul piano del gioco e quando Totti è uscito per un problema muscolare alla coscia (Borriello, al suo posto), è diminuita, se non scomparsa, la speranza che prima o poi lo spettacolo si accendesse. Certo, in tribuna c’era Maradona e i napoletani (non solo loro) sono impazziti e questa presenza, che avrebbe dovuto ispirare Hamsik, ha solleticato invece la fantasia e la tecnica di Miralem Pjanic. Era il 48’: punizione del nazionale bosniaco, palla sopra la barriera e poi giù, nel sacco di Reina. Come faceva Maradona, anche se con l’altro piede.
IL VELENO DELLA ROMA – La pressione del Napoli è salita alle stelle fin dai primi momenti della ripresa. La Roma si è schiacciata 10 metri oltre la propria area e lì si difendeva con 9 giocatori. Per infortunio è uscito anche Gervinho, ma Garcia non ha voluto modificare l’assetto mettendo un altro attaccante, Ljajic, al posto dell’ivoriano. Non c’era una ragione tattica, né tecnica per cui la Roma fosse indotta a stare così indietro, ma va detto che nonostante il suo sforzo offensivo il Napoli non era mai davvero pericoloso. La Roma invece sì, prima con De Rossi, poi con un cross di Maicon e infine col rigore del 2-0. Fallo di Cannavaro (doppio giallo ed espulsione) su Borriello, botta di Pjanic, doppietta, vittoria, primo posto ancora a punteggio pieno. Prima del raddoppio, Benitez aveva provato con Higuain, che non ha più di 20’ nelle gambe. Tutto inutile. Prima era solo bella, adesso la Roma è diventata una squadra velenosa.
Fonte: Corriere dello Sport
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