Vista da dentro, l’Europa League è un’emozione autentica che vive ancora, che brilla e illumina, che conquista e infiamma: e rivista da Napoli, da quello spicchio d’universo ancor tutto da scoprire, le tentazioni restano. «Sono qui per provare a vincere: siamo in corsa su due fronti e sono due opportunità esaltanti. La mia scelta è motivata: volevo queste possibilità e farò il possibile e l’impossibile per aiutare i miei compagni a farcela». Vista dal Portogallo, da Rolando Jorge Pires da Fonseca, calcisticamente e semplicemente Rolando, in quella coppa stretta in grembo nell’estate del 2011 c’era la felicità assoluta, l’estasi, l’orgoglio d’avercela fatta con Villas Boas e Falcao: e però, riguardandola stavolta, tra la palpitazione d’un esordio largamente annunciato, c’è la consapevolezza che quelle sensazioni siano riproducibili, perché Napoli e Porto (praticamente) pari sono: «Però parliamo chiaramente di squadre diverse. I paragoni nel calcio sono difficili e rischiosi: quel Porto che vinse era forte e qui c’è il vantaggio d’un gruppo che gioca assieme da anni e che sta dimostrando, siano in serie A che in Europa League, d’avere qualità importanti. Ce la giocheremo».
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