A Genova l’anno della qualificazione in Champions sfiorata all’ultima giornata non è mai stato dimenticato. Era la stagione 2008-09, al quarto posto che valeva l’accesso alla Champions League arrivò la Fiorentina, solo per gli scontri diretti favorevoli.
In panchina c’era Gasperini proprio come oggi e i simboli in campo di quella squadra erano Diego Milito e Thiago Motta. A Genova c’è un ragazzo neanche diciassettenne che ricorda per caratteristiche l’attuale giocatore del Paris Saint Germain.
Si chiama Rolando Mandragora, centrocampista centrale classe ’97, capitano degli Allievi Nazionali rossoblù. Almeno la stagione era cominciata con questa investitura: guidare la mediana della formazione di Giovanni Fasce, che insegue la Juventus nel girone A con sei punti di distanza e una partita in meno. Mandragora, però, ha bruciato le tappe e sabato ha disputato la sua prima gara da titolare nella Primavera di Juric contro il Sassuolo.
Combattere è nel suo destino, anticipare i tempi è nel suo vissuto da calciatore. Lo fa sin da bambino Rolando, quando da nipote e figlio d’arte comincia molto presto a giocare a calcio. Lo zio Bruno è un famoso allenatore del calcio campano, ora è alla Puteolana in Serie D, il padre Giustino è il direttore tecnico della scuola calcio Paolo e Fabio Cannavaro. Mandragora inizia a giocare a pochi passi da casa, a Napoli, all’A.C. Ponticelli ma nella sua infanzia gira molte scuole calcio seguendo il percorso del padre.
A 13 anni, quando giocava nella Mariano Keller, cominciò il giro d’Italia per i provini. Fu visionato da Juventus, Roma, Palermo e Atalanta ma nessuna di queste società decide di puntare su di lui. Alcuni avevano dei dubbi sulla sua struttura fisica definendolo troppo magro, altri lo ritenevano un giocatore di buona tecnica ma di poca corsa. Decide di puntare su di lui il Genoa, lo selezionò il responsabile del settore giovanile Michele Sbravati che intravide in Mandragora delle ottime qualità. Era giugno 2011, Mandragora fu entusiasta della nuova avventura, per Rolando e il Genoa fu amore a prima vista.
“Rolly”, come soprannominato dagli amici, dopo due mesi partì per il suo primo ritiro con i Giovanissimi Nazionali di mister Donatelli, bravo a farlo crescere in maniera esponenziale durante la stagione vissuta alle sue dipendenze. “Mi ha fatto crescere molto sia dal punto di vista professionale che umano”, così “Rolly” si esprime quando parla di mister Donatelli, che lo fece debuttare contro il Casale, un giorno indimenticabile per Mandragora che bagnò l’esordio anche con un gol.
Le sue prestazioni non sfuggirono a Fabio Liverani, impressionato da Rolando, bravissimo a calarsi nel ruolo di regista di centrocampo, quello che Liverani svolgeva quando calcava i campi della Serie A. Mandragora prese in mano il centrocampo degli Allievi, conquistando sia la Nazionale per la prima volta al Torneo dei Gironi e volando poi con la squadra alle fasi finali di Chianciano.
“Rolly” ha il profilo del centrocampista completo, è dotato della straordinaria capacità di dettare i tempi di gioco ma con senso della posizione e intelligenza tattica cura bene anche la fase difensiva. Queste caratteristiche hanno colpito anche Juric e Zoratto. L’allenatore della Primavera rossoblù sabato l’ha schierato sotto età ma lo studia già da mesi, convocandolo per allenamenti e partite ufficiali.
“Rolly” ha stregato tutti in un’amichevole con la prima squadra. C’era ancora Liverani che lo volle provare a centrocampo al fianco di Biondini e Mandragora ricambiò la fiducia con un’ottima prova. Da quel momento Juric ha memorizzato il suo profilo ed è pronto a puntare su di lui. Proprio come Zoratto che sabato ha visto la sua partita contro il Sassuolo ed ha deciso di “contraddire” gli osservatori della Nazionale, aggregandolo in extremis per l’amichevole di mercoledì contro l’Under 17 della Spagna, terminata 1-1. Mandragora sta disputando in questo weekend il Torneo dei Gironi presso il centro tecnico federale di Coverciano, fa parte dei 54 ragazzi classe ’97 e ’98 convocati.
Zoratto era un regista proprio come Liverani che stravedeva per lui. Questione di ruoli, d’affinità, di modi di interpretare il calcio. Mandragora non vuole più fermarsi, il Genoa crede in lui e la Nazionale punta sulle sue qualità in vista della fase èlite dell’Europeo. Dal 26 al 31 Marzo contro Inghilterra, Repubblica Ceca ed Albania, “Rolly” vuole esserci e continuare a fare ciò che gli riesce meglio: dettare i tempi, organizzare il gioco. Un direttore d’orchestra in campo, che nessuno fermi la sua musica. Tra il Genoa e la Nazionale…
Fonte: Ciro Troise per gianlucadimarzio.com
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