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Rolando Mandragora, parla il papà: “Che emozione l’esordio di mio figlio. Non mi aveva detto niente…”

“Il ragazzo di Scampia? Si, lo chiamano così. Ne vado fiero"

“Il ragazzo di Scampia? Si, lo chiamano così. Ne vado fiero. Si parla sempre male di quel posto, ma la verità è che ci sono molti bravi ragazzi, professionisti. Talenti, col pallone tra i piedi. La dimostrazione è mio figlio”.
Orgoglioso, raggiante. Il signor Giustino: papà Mandragora.
Telefono bollente, perennemente occupato. “Eh si, ho ricevuto moltissime chiamate oggi” . “Ci credo!”. Il figlio Rolando debutta in Serie A contro la Juventus, il più giovane calciatore a giocare in questo campionato. Da titolare. “Te l’aveva confidato, vero?” Giustino racconta: “Guarda, se devo essere sincero mi ha tirato un colpo basso. Noi ci sentiamo sempre, ma non me l’aveva mica detto che sarebbe partito dal primo minuto”. E quando si son visti a fine partita… “Mi ha confidato che non poteva anticiparmi nulla. Che colpo…”. L’emozione di vederlo in campo è stata immensa immagino… Giustino mi smentisce: “No emozione no. Ero in tensione, quello si. Come prima di un esame. Pensa, lo zio Bruno si è messo a piangere, non riuscivo nemmeno a parlargli”. E poi: “Quando l’ho visto giocare con la personalità giusta mi sono tranquillizzato”. Fino all’applauso di Marassi, una gioia che papà Giustino porterà nel suo cuore, sempre: “Quando ho ascoltato l’applauso di 40 mila persone mi sono venuti i brividi, che emozione. Ora non bisogna esaltarsi, siamo tutti con i piedi per terra”. Ma non c’è pericolo, Rolando ha sempre dimostrato di “avere la testa sulle spalle. E’ umile, con i suoi obiettivi che vuole raggiungere a tutti i costi. Non è mai domo. Poi i momenti brutti arriveranno – e credo servano per maturare – ne sono convinto, ma noi saremo al suo fianco per supportarlo sempre”.
Dai campetti di Scampia al mare di Genova. Giustino ricorda: “Siamo stati chiamati due volte dal Napoli, ma il ragazzo ha voluto fortemente il rossoblù. E’ stata una scelta solo sua. Quando siamo andati su per la prima volta è stato drammatico”. Perché? Chiedo curioso. “Il primo anno alloggiava in un convitto bruttissimo, sembrava una prigione. Non volevo affatto che rimanesse li, mi stavo preoccupando non poco. Ma lui mi disse: “Papà vai a casa, non ti preoccupare” e quel viaggio di ritorno lo abbiamo trascorso piangendo, 700 chilometri di lacrime”. Ma è stata la scelta giusta. “Devo ringraziare il Genoa, Preziosi. Menzione speciale per Donatelli, il suo primo allenatore. Lo ha fortemente richiesto alla dirigenza “dovete prendermi questo ragazzo” diceva. C’erano dei dubbi, qualcuno storceva il naso. Ma è andata bene. Poi Liverani, il mister stravedeva. Se fosse stato per lui, Rolando avrebbe esordito già a 16 anni in Serie A”. Ieri, il coraggio di Gasperini: “Gli faccio i miei più sinceri complimenti, ha avuto il carattere di lanciare un giovane contro la Juventus, in una partita così importante”. 
A casa Mandragora non si parla d’altro, non si è mai cambiato discorso in verità. Giustino è direttore tecnico di una scuola calcio, lo zio allenatore. Una famiglia nel pallone? “Ci facciamo le scorpacciate di calcio, ti lascio immaginare vedere mio figlio debuttare in Serie A contro i campioni d’Italia. Il calcio per noi è vita”. Tanti sacrifici, da parte di tutti. Amore e passione. Rolando sorride, più felice che mai. E papà Giustino quasi non trattiene le lacrime dalla gioia.
E dopo una serata da sogno, ecco la cena tra parenti. “Siamo stati in un ristorante napoletano, giusto per sentirci a casa. Tutti tranquilli e sereni”.M’insospettisco: “Ma in quanti eravate?” chiedo. “Siamo saliti in sei, sette: mamma Flora, i cugini Luigi e Rolando, i cognati Dario e Antonio. Lo zio Massimo Barometro, ex calciatore pure lui. Insieme al suo agente Vincenzo. Mancavano solo le sorelle Ida e Simona”.
Per vedere Rolando titolare. Una bella sorpresa. Per loro. E tutto il calcio italiano.
Fonte: gianlucadimarzio.com
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