No, stavolta fratello di… non è da intendersi come l’incipit di una barbara offesa. E’ l’appellativo poco fortunato che in molti si sono ritrovati sulla fronte e sulle spalle, più che guadagnati col sudore e con la fatica. Non tutti chiaro. Pensi, però, a Hugo Maradona, tredici gare prima di sparire dagli orizzonti all’Ascoli, e qualche dubbio viene. Oppure a Digao: fratello di Kakà, il Milan lo prese per poi girarlo alla prima squadra che capitava. Non solo, però. Dai fratellastri Kevin Prince Boateng e Jerome Boateng, passando da Nicolas e Sebastian Frey, da Cristiano e Alessandro Lucarelli, sino a Antonio ed Emanuele Filippin, Simone e Filippo Inzaghi, gli esempi deluxe si sprecano. Come la dinastia dei Mazzola, i gemelli Zenoni, i fratelli Baresi ed i fratelli Burdisso, Rodney Sneijder che all’Ajax sogna di seguire suo fratello Wesley, come Rai e Socrates, come i fratelli Fabio e Paolo Cannavaro. Ecco, da qui ripartiamo, da Napoli. Perché Roberto Insigne non ci sta e tuona: “non chiamatemi il fratello di Lorenzo. Sono Roberto e vedrete quel che valgo”. Un po’ come Giuseppe Giovinco, che da Carrara ammette: “i paragoni con mio fratello sono uno stimolo”. Già. Ma essere fratello di… non piace neanche alla formichina, come non piaceva a Eddy Baggio ed a Max Vieri. Giuseppe Giovinco e Roberto Insigne, sono al bivio. Restare all’ombra di Sebastian e Lorenzo, oppure raddoppiare il cognome tra le stelle del calcio.
Fonte: Tuttomercatoweb.com
La Redazione
M.V.
